Acqua pubblica, l’appello del Comitato

di Cinzia Reboni
Mariano Mazzacani
Mariano Mazzacani
Mariano Mazzacani
Mariano Mazzacani

Ieri contrari o astenuti, oggi in linea con il voto referendario. Cresce di giorno in giorno il numero dei consigli comunali che hanno deliberato a favore della mozione che impegna il primo cittadino a votare per l’acqua pubblica alla prossima assemblea dei sindaci. Nuvolento, Paitone e Nuvolera tra gli ultimi. Prima di loro Borgosatollo, Castenedolo, Gussago, Leno, Rezzato e Botticino. Presto entrerà nella lista anche Ghedi, mentre in Valtrompia per ora c’è solo Bovegno, ma potrebbe aggiungersi Marmentino in caso di riconferma del sindaco uscente. Sottolinea Mariano Mazzacani, portavoce del comitato referendario Acqua Pubblica: «Contiamo che dopo il voto di maggio questo numero possa crescere in modo esponenziale». Anche perché in molti paesi la campagna elettorale si giocherà proprio sulla difesa dell'acqua pubblica. Le prossime settimane si annunciano calde. «Il dibattito politico verso le europee si sta infiammando - spiega Mazzacani - ma i cittadini non devono perdere di vista i contenuti dei programmi elettorali delle amministrative che, pur interessando la vita di tutti i giorni di quasi un milione di cittadini bresciani, rischia di scomparire nel bailamme mediatico. Per questo è necessario riattivare quei percorsi partecipativi, trasversali alle diverse componenti sociali e politiche che hanno contribuito a concretizzare il percorso referendario sul gestore unico del servizio idrico». Un percorso che ha portato il 18 novembre scorso 209.212 bresciani (il 97% dei votanti) a votare «sì» per una gestione totalmente pubblica del servizio idrico. «Chiederemo nuovamente ai candidati di esprimere la loro chiara posizione quando, una volta eletti, dovranno votare nell’assemblea dei sindaci che deciderà il modello gestionale idrico fino al 2045. La risposta può essere solo di appoggio o di contrasto al risultato referendario». Ai candidati, e alle liste che li sostengono, «chiediamo di dichiarare la contrarietà all’ingresso di privati in Acque Bresciane per la gestione del servizio idrico - sottolinea Mazzacani - e di votare nell’assemblea dei sindaci solo ed esclusivamente soluzioni che prevedano un gestore totalmente pubblico del servizio idrico integrato». Questo per rispetto dell’esito referendario del 2018 e della consultazione nazionale del 2011, «la cui indicazione non è mai stata rispettata». Sullo sfondo resta un quadro a dir poco fluido. Se sarà approvata la legge del M5S che impone una gestione al 100% pubblica del ciclo idrico, il voto dei sindaci diventerà inutile. Viceversa, tramontata l'ipotesi di ridurre dal 40% al 30% il tetto di partecipazione dei privati in Acque Bresciane, il Broletto dovrà studiare un piano alternativo alla gestione mista del ciclo idrico. Tenendo conto che per allineare alla Ue depuratori e acquedotti bresciani, bisognerà reperire risorse per un miliardo e 400 milioni di euro. •

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