Altri sei mesi per bonificare i «veleni» della ex acciaieria

di Cinzia Reboni
Il complesso industriale prima dell’avvio dei lavori di demolizione e messa in sicurezza dei rifiutiLe analisi nel sottosuolo hanno evidenziato un complesso campionario di scorie da inertizzare
Il complesso industriale prima dell’avvio dei lavori di demolizione e messa in sicurezza dei rifiutiLe analisi nel sottosuolo hanno evidenziato un complesso campionario di scorie da inertizzare
Il complesso industriale prima dell’avvio dei lavori di demolizione e messa in sicurezza dei rifiutiLe analisi nel sottosuolo hanno evidenziato un complesso campionario di scorie da inertizzare
Il complesso industriale prima dell’avvio dei lavori di demolizione e messa in sicurezza dei rifiutiLe analisi nel sottosuolo hanno evidenziato un complesso campionario di scorie da inertizzare

Non è una bonifica semplice quella dell’area dell’ex Stefana di Ospitaletto, dove sorgerà il polo logistico Esselunga. Ma questo già si sapeva. Nel piano preliminare di caratterizzazione - ovvero l’esame della natura dei rifiuti lasciati in «eredità» dall’acciaieria - elaborato da Esselunga e inoltrato ad Arpa, Ats, Provincia e Comune, è stata rilevata la presenza di «potenziali contaminazioni generate dalle attività produttive dell’acciaieria e del laminatoio». Un quadro complesso dal punto di vista ambientale ma anche finanziario, che Esselunga porterà avanti accollandosi tutte le spese di bonifica per avviare i lavori di riconversione, come previsto in fase di accordo. «Sono in corso gli interventi di rimozione, recupero e smaltimento dei rifiuti abbandonati dalla precedente proprietà, secondo un piano autorizzato dalla Provincia nel dicembre scorso - spiegano i vertici di Esselunga -. Si tratta di lavori importanti e delicati, per cui solo a fine anno potremo verosimilmente aver completato questa fase. Successivamente sarà il momento delle restanti attività di bonifica che interesseranno terreni e falda, secondo i piani sottoposti ad approvazione delle autorità ambientali e degli enti locali, nel rispetto anche dei recenti aggiornamenti normativi e in particolare della legge regionale del 7 agosto 2020». Nel sottosuolo della ex Stefana il campionario di inquinanti è ampio: composti inorganici a base di ferro e ossidi di ferro - materia prima nei processi siderurgici -, ma anche idrocarburi, metalli pesanti, in particolare piombo e zinco, risultati in concentrazioni sopra la soglia consentita in uno dei 119 campioni analizzati. In uno dei pozzetti scavati per monitorare l’area si è registrato anche l’esubero del cromo esavalente. Il procedimento era iniziato proprio con la rilevazione dei primi superi del limite di contaminazione del sottosuolo. Dal momento che il limite aveva superato il confine comunale, la competenza era passata alla Regione. Trattandosi di una superficie molto estesa, si era poi concordato in sede regionale di suddividere il comparto in lotti, stralciando le porzioni «pulite» e non contaminate e fissando i perimetri di quelle parti oggetto della messa in sicurezza. Questo per evitare di bloccare inutilmente i lavori e rallentare il processo di costruzione del polo logistico. «Il procedimento amministrativo è fermo ai risultati della caratterizzazione, che aveva evidenziato la presenza di cromo VI nelle acque sotterranee e vaste aree con scorie e rifiuti interrati - precisa l’Arpa, che nei mesi scorsi aveva depositato una relazione in Procura relativamente all’inquinamento della falda, e quindi a «episodi riconducibili all’attività industriale pregressa» -. Con il varo della nuova legge regionale, Esselunga progetterà gli interventi di gestione delle aree con le scorie interrate, che saranno vagliate da Agenzia regionale protezione ambiente. Un intervento, molto complesso, come emerge dalla relazione della Planeta Econsulting di Chivasso, alla quale Esselunga ha affidato la direzione lavori per gli interventi di dismissione e demolizione degli impianti e delle strutture fuori terra dello stabilimento produttivo, ed il coordinamento per la sicurezza in fase di progettazione. Tra le problematiche più spinose - in parte già affrontate e risolte - figurano «la rimozione dei rifiuti generati da processi termici, la gestione del rischio relativo alle lavorazioni in ambienti coperti, la bonifica di grassi ed oli del reparto acciaieria, la presenza di sorgenti radioattive all’interno dello stabilimento e la presenza di scorie interrate», si legge nella relazione della società incaricata della messa in sicurezza. Solo i rifiuti derivanti dai cicli termici dell’acciaieria (scorie ferrose, polveri dei fumi di aspirazione dell’impianto di trattamento termico, rottami metallici) sono pari a circa 200 mila tonnellate, cui vanno ad aggiungersi i fanghi e rifiuti fluidi degli impianti di trattamento acque, la rimozione dei forni elettrici, dei trasformatori, dei carriponte, la demolizione delle tubature, delle strutture metalliche e di tutte le strutture impiantistiche. Al termine dei lavori, sull’area di 949 mila metri quadrati della ex Stefana verrà edificato il polo logistico Esselunga, con circa 300 mila metri quadrati funzionali all’attività logistico-produttiva, parcheggi, la creazione di un ecodotto per l’accesso al sito (e per ridurre al minimo le interferenze con il traffico) e la realizzazione di un parco agro-ambientale di circa 220 mila metri quadrati con percorsi ciclo-pedonali.•.

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