«Il Piano cave non si tocca». E ora sfida l’esame dell’aula

di /// Cinzia Reboni
Il Piano cave della Provincia viene difeso dal presidente Samuele Alghisi e dall’università di Brescia
Il Piano cave della Provincia viene difeso dal presidente Samuele Alghisi e dall’università di Brescia
Il Piano cave della Provincia viene difeso dal presidente Samuele Alghisi e dall’università di Brescia
Il Piano cave della Provincia viene difeso dal presidente Samuele Alghisi e dall’università di Brescia

Nonostante il fuoco incrociato di critiche e proteste, i vertici del Broletto tirano dritto. Il Piano cave è indigesto ad amministratori locali, ambientalisti e persino al Pd, principale sponsor della maggioranza della Provincia, ma il presidente Samuele Alghisi non fa passi indietro deciso a portare il documento in aula con il rischio che venga bocciato, visto l’annuncio del voto contrario del consigliere Marco Apostoli ago della bilancia della maggioranza. Dopo il marchiano errore di un algoritmo degli esperti dell’Università di Brescia a cui è stata affidato lo studio dietro un compenso di oltre 200 mila euro, la pianificazione è stata rifatta. Ma la nuova stesura, a dispetto dell’accoglimento di una parte della raffica di 133 osservazioni, viene bollata come illogica. È stato previsto un fabbisogno di 52 milioni di metri cubi a fronte dei 35 milioni di sabbia e ghiaia cavati negli ultimi 14 anni. Alghisi però, con il supporto dell’Università, difende la programmazione «frutto di anni di studio e di confronti con Comuni, cittadini, associazioni di categoria e ambientaliste. Grazie alla preziosa collaborazione dell’Università, siamo riusciti a definire il fabbisogno, basandoci sulle norme attuali, introducendo norme che fissano rigorosamente i tempi di dismissione dei bacini di escavazion». Secondo Alghisi il Piano «salvaguarda gli ambiti ambientali di pregio come i parchi delle Cave e degli Aironi, impone il ripristino ambientale a stralci. Il documento spezza il circolo vizioso di trasformare le cave in discariche e limiterà l’impatto ambientale». Dopo le previsioni diventate carta straccia per la questione dell’algoritmo, «con l’Università - sottolinea Alghisi - abbiamo raccolto dati per stimare il fabbisogno dei materiali da estrarre, con riferimento alla stima dell’utilizzo di inerti del decennio precedente, tenendo conto dell’andamento attuale del mercato, anche tenendo conto della richiesta di materiale legata al bonus 110 e alla ripartenza economica del Paese». «Lo scenario assunto nel dimensionamento del Piano da parte dei professori responsabili scientifici del progetto - afferma il rettore dell’Università Maurizio Tira - prende atto contestualmente delle dinamiche di settore, del mercato e dei princìpi di tutela delle risorse ambientali non rinnovabili, con un approccio consolidato e orientato alla necessità di rendere sostenibile l’attività antropica. Gli studi preparatori del Piano, nel rispetto dei criteri approvati da Regione e Provincia, mettono quindi a disposizione di politici e amministratori uno strumento per la pianificazione e gestione delle attività estrattive che contemperi sia le istanze dello sviluppo, sia quelle della tutela ambientale, anche tramite un impianto regolamentativo e un sistema di monitoraggio». «Noi - conclude Samuele Alghisi - abbiamo la responsabilità di individuare un Piano con una proposta complessiva ed equilibrata per evitare che tutto venga deciso a Milano».•.

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