La Ormis sul mercato per voltare pagina

di Cinzia Reboni
Una foto di repertorio della Ormis di Castegnato: il prezzo base dell’asta è fissato in 7,63 milioni di euro
Una foto di repertorio della Ormis di Castegnato: il prezzo base dell’asta è fissato in 7,63 milioni di euro
Una foto di repertorio della Ormis di Castegnato: il prezzo base dell’asta è fissato in 7,63 milioni di euro
Una foto di repertorio della Ormis di Castegnato: il prezzo base dell’asta è fissato in 7,63 milioni di euro

Una storia industriale di quasi mezzo secolo nel settore meccanico-metallurgico, con la progettazione, costruzione e installazione «chiavi in mano» di impianti per la siderurgia. La Ormis, azienda orgoglio di Castegnato prima del declino, potrebbe voltare definitivamente pagina giovedì, quando verrà battuta all’asta per 7,630 milioni di euro. Si tratta del primo tentativo di vendita dopo il concordato preventivo siglato nel febbraio 2019. All’incanto finisce non solo il ramo d’azienda con i macchinari e le attrezzature, il know how di progettazione e ricerca, il magazzino e gli automezzi, ma anche 14 dipendenti «che saranno trasferiti in carico all’acquirente». La Ormis era stata fondata nel 1975 affermandosi progressivamente a livello internazionale. Basti pensare che dall’azienda di via Iseo a Castegnato era uscita la «talpa» che aveva scavato la galleria per la metropolitana di Atene, trasportata dall’Italia alla Grecia con 50 autotreni e 25 trasporti eccezionali. Aveva stretto partnership contribuendo alla costruzione della metropolitana M5 di Milano e all’Albero della vita di Expo 2015. Nonostante i tre impianti produttivi dove operava con i marchi Ormis - Nova Sigma, specializzata nella produzione di caldaie industriali e carpenterie di qualità per clientela internazionale, la Copress (presse metalliche e idrauliche) e la Iceb Tecnacciaio (produzione e lavorazione di acciaio) -, l’azienda è entrata in crisi tra il 2014 ed il 2016, quando il fatturato è crollato da 23,1 milioni a 19,5 milioni, fino a 4,7 milioni nell’esercizio successivo. Il bilancio 2016 ha visto il collegio sindacale non esprimersi e innescare una verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate. I sindaci sottolineavano la difficile esigibilità di un credito di 4,5 milioni verso l’indiana Jsw Steel, uno dei principali produttori mondiali di acciaio. Svalutato il credito, il 2017 si è chiuso in perdita per oltre 6 milioni e l’azienda ha visto così bruciare due terzi del capitale. É stata proprio la «parentesi indiana» a dare la spallata finale. Nel 2012 la multinazionale Jsw Steel guidata da Sajjan Jindal aveva assegnato all’azienda di Castegnato un contratto pluriennale per la realizzazione di un grande stabilimento per impianti e macchinari siderurgici. Ormis avrebbe dovuto trasferire il suo know how e accompagnare Jsw per sei anni. Ma l’azienda guidata dal magnate indiano - la stessa che ha acquisito ed in seguito deciso di portare al suo spegnimento un’altra grande e importante impresa italiana del settore, la Trofean - ad un certo punto decise di rescindere il contratto, aprendo un contenzioso da 7,5 milioni e mettendo così in ginocchio Ormis, obbligandola a chiedere un concordato.•. C.Reb.

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