Mense, l’aumento è indigesto

di C.REB.
Una mensa scolastica
Una mensa scolastica
Una mensa scolastica
Una mensa scolastica

Bufera a Rezzato sulle mense scolastiche. Il «riequilibrio» del sistema delle rette ed un ricalcolo «che non prevede aumenti per venire incontro alle famiglie», annunciato nei giorni scorsi dal Comune in previsione dell’anno scolastico 2021-22, in realtà non esiste. Secondo il gruppo di Rezzato Democratica «si prevede invece un aumento del costo del servizio - spiega il capogruppo Enzo Gerosa -. Una scelta che andrà a gravare in modo considerevole sui bilanci delle famiglie che usufruiscono del servizio mensa nelle scuole primarie e dell’infanzia». La situazione peggiore - secondo le minoranze - «la dovranno affrontare le famiglie che iscriveranno i figli alla mensa nella scuola elementare. Qui gli aumenti colpiranno tutte le fasce reddituali, esclusa quella tra i 6 e gli 8 mila euro. L’assenza di una vera progressività nella determinazione delle quote produrrà effetti paradossali e ingiusti». Qualche esempio? Una famiglia con un figlio, in fascia Isee tra i 2 e i 5 mila euro, potrebbe arrivare a pagare 250 euro in più rispetto alla quota attuale; con un reddito superiore ai 18 mila euro si arriverebbe a sborsare 364 euro in più. Peggio ancora per chi ha due figli iscritti al servizio mensa: una famiglia in fascia Isee tra i 2 e i 5 mila euro pagherà fino a 424 euro in più, e con un reddito oltre i 18 mila euro addirittura fino a 634 euro in più. ALLA SCUOLA dell’infanzia saranno invece «colpite» dagli aumenti principalmente - e paradossalmente - le famiglie con reddito più basso: la fascia Isee tra i 2 e i 5 mila euro si troverà a sborsare fino a 111 euro in più all’anno. «L’aumento generalizzato delle rette per un servizio così importante è ingiustificabile, soprattutto in un momento nel quale le conseguenze economiche della crisi sanitaria stanno colpendo e continueranno a colpire drammaticamente i bilanci familiari», aggiunge Gerosa. Le minoranze lamentano anche «la mancata condivisione di un passaggio cosi delicato in un’apposita commissione consiliare, convocata soltanto a cose fatte. Ci saremmo aspettati scelte più attente ai bisogni delle persone. In questo modo non solo non si aiutano le famiglie, ma si rischia di obbligarle a rinunciare ad un servizio fondamentale come la mensa scolastica». •

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