San Cesario svela
un «tesoro» ricco
di una storia millenaria

di Marco Benasseni
Una veduta aerea del   sito finito sotto la lente degli esperti A Nave stanno riaffiorando reperti archeologici di grande interesse
Una veduta aerea del sito finito sotto la lente degli esperti A Nave stanno riaffiorando reperti archeologici di grande interesse
Una veduta aerea del   sito finito sotto la lente degli esperti A Nave stanno riaffiorando reperti archeologici di grande interesse
Una veduta aerea del sito finito sotto la lente degli esperti A Nave stanno riaffiorando reperti archeologici di grande interesse

Un tesoro «sepolto» sotto il sito di San Cesario a Nave. Lo hanno scoperto i tecnici incaricati dal Comune di mettere in sicurezza la struttura adiacente la chiesetta acquistata dalla parrocchia nel 2015. Con una convenzione il Comune ha ottenuto la possibilità di utilizzare gli spazi per i prossimi 30 anni. «È FONDAMENTALE il dialogo tra la parrocchia e l’Amministrazione - ricorda il sindaco Tiziano Bertoli -. Stiamo ancora riflettendo sulla destinazione specifica. L’accordo prevede il diritto di superficie per il Municipio a fronte di un investimento pubblico di 200 mila euro, per ora. Un ulteriore sforzo prolungherebbe la disponibilità di questo bene». Durante l’intervento per sistemare il rudere attaccato alla chiesetta, sotto la pavimentazione sono stati rinvenuti reperti importanti. «Il progetto iniziale, poi rivisto, prevedeva un adeguamento sismico che obbligava a intervenire sulle fondazioni, che in questi edifici non esistono - spiega l’ingegner Pietro Agosto -. Sapevamo che qualcosa avremmo potuto scoprire. Pensavamo di trovare ossa riconducibili a un vecchio cimitero, invece si sono palesati resti storici risalenti all’epoca prima di Cristo». In seguito ai rinvenimenti il progetto è stato rivisto per poter migliorare la resistenza sismica senza effettuare scavi. Cosa sia stato ritrovato esattamente non è ancora stato ufficializzato, ma l’interesse della Sovrintendenza ai beni culturali di Brescia fa pensare a qualcosa che va oltre il mero interesse locale. Nelle muratura della chiesa che risale al XIII e XIV secolo sono presenti, è noto, blocchi lapidei di età romana e medioevale. In passato sono state recuperate diverse epigrafi, ora conservate nel museo di Santa Giulia, qualche anno fa è stato trovata pure una colonna romana, oltre il Garza, in corrispondenza della chiesa. «I DATI emersi da questi scavi forniscono informazioni su un contesto molto articolato e complesso dal punto di vista archeologico e planimetrico - precisa l’archeologa Ivana Venturini -. Parliamo di un rinvenimento di strutture murarie di diversi insediamenti che coprono un arco temporale di millenni. La Sovrintendenza ha messo in campo finanziamenti per fare altre indagini in aree non interessate dall’intervento di recupero oggetto della ristrutturazione». A nord nella chiesa, verso il Garza, e a sud, nell’area attigua alla chiesa, sono emerse strutture che danno la misura di un insediamento articolato e ampio di cui, per ora, è stata portata alla luce solo una minima parte. «Quanto ritrovato merita uno studio più approfondito - conclude l’archeologa -, un’indagine ampia, che va oltre l’impatto comunale». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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