Tenta rapina in convento Condannato a due anni

di Paolo Cittadini

Con altri due complici la sera del 9 dicembre di due anni si sarebbe introdotto nel monastero di Rezzato per mettere a segno un furto, ma l’intervento di uno dei frati avrebbe mandato a monte il progetto criminale. Ieri mattina, al termine dell’udienza preliminare davanti al gup del tribunale di Brescia, è stato condannato a due anni di reclusione (la pena è stata «scontata» di un terzo) l’unico dei banditi riconosciuto dal frate. L’accusa nei suoi confronti era di tentata rapina. L’uomo, un italiano poco più che cinquantenne di Rezzato e con alle spalle parecchi precedenti, quella sera si sarebbe introdotto nel monastero con l’intenzione di rubare qualcosa. Uno dei religiosi presenti si era però accorto di alcuni rumori sospetti e , mentre i confratelli erano a cena, aveva lasciato la sua cella per capire quello che stava accadendo nel corridoio. Il frate si era trovato davanti all’improvviso. «Siamo della polizia» gli avrebbe detto il cinquantenne condannato ieri, puntandogli la luce di una torcia negli occhi. Il frate a quel punto, capito quello che stava succedendo avrebbe cercato di correre dai confratelli per avvertirli. Passando in mezzo al terzetto di banditi, gli sarebbe stato spruzzato del liquido urticante che lo avrebbe fatto desistere per qualche istante dalla decisione di fare scattare l’allarme. I banditi erano quindi riusciti a far perdere le proprie tracce fuggendo dal monastero, ma il frate il giorno dopo aveva deciso di sporgere denuncia ai carabinieri di Rezzato. Il religioso avrebbe riconosciuto anche uno dei malviventi, quello che ieri mattina è stato condannato a due anni di reclusione. Il giudice dell’udienza preliminare gli ha riconosciuto il «concorso anomalo» rendendo meno pesante la condanna visti i precedenti a suo carico. A distanza di oltre un anno e mezzo dall’episodio contestato, dei complici ancora nessuna traccia.•.

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