Le doppiette si «caricano» fra accessori tecnologici
e fucili simili a opere d’arte

Gli stand delle armi sportive sono stati i più affollati a Montichiari
Gli stand delle armi sportive sono stati i più affollati a Montichiari
Gli stand delle armi sportive sono stati i più affollati a Montichiari
Gli stand delle armi sportive sono stati i più affollati a Montichiari

I cacciatori non arretrano di un passo ma si interrogano sul proprio futuro e guardano alla politica per avere risposte chiare.

ALLA VIGILIA dell’apertura della stagione venatoria, la Fiera della caccia e della pesca andata in scena nel week end al Centro fiera di Montichiari è stata una sorta di termometro per sondare la salute del movimento delle doppiette bresciane e non solo. La passione, a giudicare dal consistente afflusso di visitatori, non si è sbiadita e la filiera produttiva alimentata dalla caccia è dinamica come dimostrano le novità presentate dagli espositori. Sullo sfondo però - come hanno sottolineato molti visitatori e standisti -, resta il nodo delle normative, a partire dal caso roccoli e specie in deroga, e dei costi burocratici che disincentivano l’approccio all’attività venatoria. Le armi sportive, complice i successi italiani nelle discipline di tiro alle olimpiadi, hanno sempre un grande appeal: fra gli stand più affollati quelli di due marchi storici di prestigio come Benelli Armi e Franchi. Ma Montichiari ha acceso i riflettori anche sulle ultime tendenze nel campo delle attrezzature e dell’abbigliamento tecnico: dalle divise mimetiche con fantasie adatte a qualsiasi terreno, così fedeli da sembrare uscite da un videogioco, a fucili «su misura», decorati a mano e calibrati alla corporatura del proprietario.

GRANDE CURIOSITÀ hanno alimentato i richiami tradizionali per anatre della Ar Calls realizzati in ogni tipo di materiale e in grado di riprodurre lo starnazzare di ogni volatile acquatico. E, a proposito di richiami, il tema roccoli resta caldo. La recente modifica apportata da Bruxelles alla legge nazionale sulla caccia rischia di mettere la parola fine all'uso degli strumenti di cattura di richiami vivi. A riaccendere le speranze dei cacciatori è stato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che ha firmato un decreto che legalizza le catture dei richiami vivi con le reti. «Questo però non significa che i roccoli riapriranno perché ci sono altre questioni che lo impediscono - precisa il leader regionale dell’Associazione Cacciatori Lombardi Carlo Bravo -. Chi di dovere rimpalla di continuo la responsabilità ad altri, intanto noi tutti abbiamo già fatto i versamenti e pagato le tasse governative per una stagione che parte con il piede sbagliato. Così si rischia di affossare una passione che dura tutto l’anno, dalla preparazione e l’allevamento dei cani alla cura delle armi e dei posti di caccia e che coinvolge oltre 92mila addetti ai lavori ma che continua ad essere messa in cattiva luce agli occhi dell’opinione pubblica». ALESSANDRO FALIVA

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