«Brescia nel nostro cuore» Rientra la squadra romana

di G.C.C.
La pattuglia Cri è arrivata con la sua ambulanza su richiesta di Areu
La pattuglia Cri è arrivata con la sua ambulanza su richiesta di Areu
La pattuglia Cri è arrivata con la sua ambulanza su richiesta di Areu
La pattuglia Cri è arrivata con la sua ambulanza su richiesta di Areu

È partita ieri per Roma la pattuglia guidata dal sottotenente Roberto Cataldi, dell’ispettorato nazionale centrale della Croce Rossa di Roma, arrivata la scorsa settimana con l’ambulanza a sostegno delle province di Brescia e Bergamo, su richiesta di Areu Lombardia. La squadra si è appoggiata alla delegazione di Palazzolo, presieduta da Faustino Belometti, che da un mese ha messo in campo oltre quaranta volontari e 9 dipendenti tra la Bassa e Breno. «Questa settimana» ha raccontato Cataldi «con la nostra ambulanza abbiamo percorso oltre 600 chilometri, a supporto di Areu. Con i tre operatori venuti con me da Roma ci è sembrato di finire dentro una sorta di “Vietnam“: diversi interventi ogni giorno. Le persone, gentili e cortesi, ci accoglievano a braccia aperte: adesso sembra che il contagio si sia ridotto, ma è presto per dirlo. Purtroppo abbiamo visto ancora troppa gente per strada, che non si rende conto delle conseguenze. Questo territorio che ci resterà nel cuore». Per Belometti, che li ha alloggiati nella struttura della Protezione civile davanti alla sede Cri, «sono stati un aiuto importante, facevano turni di 12 ore: si erano divisi in due coppie per garantire l’emergenza 24 ore al giorno. Copriamo il trasporto dei contagiati e l’urgenza per infortuni, sinistri, malattie. Il vero problema è sempre stata la disponibilità di dispositivi (DPI): nessuno si è tirato indietro ma la paura non è un buon compagno di viaggio per volontari che dopo il servizio tornano in famiglia. Sono arrivate numerose donazioni, soprattutto per mascherine chirurgiche che abbiamo anche distribuito». Come ha funzionato il servizio? «Lo scorso mese al centro di tutto erano gli ospedali di Chiari, Iseo e Bergamo, ma quando tutti i posti per i gravi erano occupati le ambulanze sono andate dove le dirigeva la centrale di Bergamo anche a oltre cento chilometri, con la speranza di non fare attese al Pronto soccorso. Dall’inizio ci sono sei ambulanze, due a Palazzolo, due a Iseo e due a Breno, con 4 auto per consegna farmaci a Palazzolo e dintorni, tre a Iseo fino a Pisogne, 2 a Breno». Cosa avrebbero potuto fare se i volontari fossero stati bloccati nelle aziende dove lavorano? «Per fortuna la legislazione ci concede la precettazione: possiamo precettare i volontari, garantendo che lo Stato paghi le retribuzioni all’azienda. È stato importante il rapporto con le amministrazioni che con i Centri operativi comunali si occupavano dell’assistenza. Quanti chilometri abbiano fatto i mezzi non conta: siamo felici perché la maggior partono dall’ospedale per le case. A Palazzolo, con le farmacie, trasportiamo bombole di ossigeno a domicilio». •

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