Ricorso al Tar, un braccio di ferro lungo decenni

di Massimiliano Magli
Il progetto della variante alla statale 11 risale agli anni Novanta
Il progetto della variante alla statale 11 risale agli anni Novanta
Il progetto della variante alla statale 11 risale agli anni Novanta
Il progetto della variante alla statale 11 risale agli anni Novanta

«Nebbia fitta» a Chiari, sulla campagna su cui si stende la variante alla ex statale 11, realizzata con una serie di ritardi impressionanti e storture burocratiche che finirono per far coincidere la fine dei lavori con l’inizio dei cantieri di Brebemi. Dal 1992, da quando il prefetto Ignazio Rubino concesse l’occupazione d’urgenza delle aree fino a oggi le liti giudiziarie e la burocrazia hanno trasformato in un inferno di carte la vita di espropriati ed enti locali. La variante attraversa i territori di Chiari, Castrezzato e Rovato. Tra espropri mai perfezionati con atti notarili o indennizzi mai saldati, le vicende si erano protratte fino a una decina di anni fa, ma con sorpresa emergono ancora oggi vicende mai sanate. È il caso dell’azione legale promossa al Tar di Brescia dall’Istituto diocesano per il sostentamento del clero della diocesi di Brescia nei confronti di Provincia, Comune di Chiari e Anas per la restituzione, o acquisizione sanante, di terreni occupati a Chiari per opere stradali in assenza di «un valido documento di esproprio e condanna al risarcimento dei danni conseguenti». Vicende che al presidente della Provincia Samuele Alghisi e al vice sindaco di Chiari Maurizio Libretti fanno venire il mal di testa, tanto sono intricate e bisognose di approfondimenti. «Parliamo di un’opera - spiega il vice sindaco Maurizio Libretti - costellata di ritardi, con tante occupazioni d’urgenza e con una normativa sugli espropri che nel frattempo ha modificato molti aspetti. Quello che possiamo dire è che il Comune ha già vinto un paio di cause analoghe e il tutto, ma ogni causa andrà approfondita prima di poterci sbilanciare sulle ragioni». Alghisi è sulla stessa linea ma aggiunge due aspetti: «Resistere alla citazione dell’Istituto diocesano è una forma di autotutela a prescindere, visto che parliamo di aspetti intricati a livello burocratico. Nell’ambito della causa andremo quindi a esplorare il merito del ricorso. Voglio aggiungere che per me è un dovere affrontare il ricorso perché credo un obbligo che ogni responsabile di un ente pubblico contribuisca a rischiarare vicende tanto complesse e burocratizzate che rischiano di appesantire di mandato in mandato il lavoro della macchina amministrativa provinciale». Nulla di più probabile che la vicenda giudiziaria legata alle decine di reliquati lasciati dal progetto di variante alla statale 11 finisca per costare più dei reliquati stessi. •

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