MONTECOLINO

Sebino, da fabbrica di sommergibili a centro benessere: c'è Boeri

di Eugenio Barboglio
Dopo 40 anni di abbandono e degrado tra Iseo e Pilzone nuove strutture ricettive e termali per i 42 mila metri quadri del promontorio sul lago che ospitò in cantiere di Christo
Render della zona del molo con un bar e strutture per l’attività sportiva in particolare legata al lago
Render della zona del molo con un bar e strutture per l’attività sportiva in particolare legata al lago
Iseo, i rendering: il progetto per l'ex fabbrica di idrovolanti e sommergibili a Montecolino

Un nome famoso dell'architettura per un luogo con una lunga storia di abbandono. Stefano Boeri e Montecolino. L'archistar del bosco verticale e il promontorio che Christo usò come cantiere per la propria installazione sul lago. Montecolino è una penisola di 42mila metri quadrati difronte a Covelo e Pilzone, ospita tracce di archeologia industriale, capannoni in disuso, strutture belliche: una massiccia polveriera, case matte, garitte, un posto di vedetta. Ma non solo: anche villa Basilio, con quel qualcosa di palezzeschiano nel nome. Tutto è abbandonato. Chi passa dalla provinciale che da Iseo conduce in Valcamonica ha sotto gli occhi uno scenario di degrado sostanzialmente immutato da decenni. Come si poteva recuperare tutta quella superficie? La Fondazione Liliana e Michele Bettoni che ne è proprietaria aveva abbozzato idee, come strutture per il senior leaving, un settore, quello della residenza per anziani, che prometteva business ma che si è un po' fermato. A Montecolino comunque non se ne è mai fatto nulla.

Montecolino: storia di idrovolanti e sommergibili, di tessuti e coperte di lana

L'area non si è sbloccata finché il progetto di un centro benessere e di strutture ricettive in riva al lago non ha affascinato investitori del settore alberghiero e la Fondazione stessa. Chi più di Stefano Boeri è interprete di un'architettura a misura di ambiente? È dunque al suo studio milanese che si è rivolta la proprietà. Sarà una grande «spa» a segnare il riscatto dal degrado di Montecolino? A Montecolino sono passati idrovolanti e sommergibili, ma anche i tessuti e le coperte di lana. Gli idrovolanti li produceva la Aeroplani Caproni S.A., qualcuno sognava imprese dannunziane con quei velivoli, come insidiare il porto di New York. Durante la Seconda guerra però il core business sono stati i mini sommergibili, con cui l'Italia in mare dava più fastidio alle potenze alleate che con gli incrociatori. I tessuti arrivarono nel Dopoguerra con la fabbrica dei Bettoni prima e poi la Montecolino, che negli anni '80 se ne andò definitivamente a Provaglio. Da quel giorno, il promontorio è rimasto preda della vegetazione selvaggia. Tranne la parentesi di Christo che l'ha scelto come cantiere per assemblare le piattaforme galleggianti della sua passerella, Floating Piers. Spaventava l'amianto, che tanta trasformazione industriale ha lasciato in eredità, lì come altrove (più avanti lungo la stessa provinciale c'è un altro nodo ambientale e urbanistico irrisolto: l'area della Niggeler&Kupfer). In attesa di una destinazione che non si individuava mai, il promontorio di Montecolino è stato bonificato. Una cosa fatta, che solleva chi investe e progetta da un onere non da poco.

Render della zona del molo con un bar e strutture per l’attività sportiva in particolare legata al lago
Render della zona del molo con un bar e strutture per l’attività sportiva in particolare legata al lago

 

Tra conservazione, recupero dell'archeologia industriale e nuove strutture ricettive

Il progetto dello studio Stefano Boeri Architetti per ora è solo un concept, per il definitivo occorre passare dalle autorizzazioni comunali, un percorso appena avviato. È in equilibrio tra la conservazione delle strutture che la Soprintendenza ha vincolato, il recupero di quell'archeologia industriale a cui si riconosce dignità e nuove medie strutture ricettive. Sia il recuperato che il nuovo hanno la caratteristica del basso impatto energetico, della sostenibilità ambientale, dello sfruttamento delle fonti rinnovabili. Il risultato finale dimezza la quota del costruito (da circa 8000 a 4000 metri quadri) e recupera suolo all'ambiente rispetto allo stato attuale, aggiornato agli anni '50, periodo dei più recenti capannoni della Montecolino. Il progetto prevede un sistema di ospitalità diversificato, con il riuso della villa Basilio e la realizzazione di nuove strutture ricettive flessibili, a contatto con la natura e accessibili a tutte le tipologie di utenti. In particolare, uno dei capannoni diventerà la Fabbrica del Benessere, un impianto termale per la cura della persona, con giardini curativi e piscine all'aperto affacciate sul lago. Sul lato occidentale, nei pressi del molo, il concept dà spazio ad un bar e a strutture per attività sportive all'aperto e discipline acquatiche. Il «monte» è passato da parte a parte da una galleria sotterranea, costruita per esigenze militari. Ha una funzione e un valore di connessione, ma sarà anche uno spazio ripensato per l'arte, per esposizioni, forse nel segno del sussulto di vita che al promontorio regalò Christo e Jeanne-Claude per una memorabile estate per il lago d'Iseo, quella del 2016. L'architetto Boeri per altro non esclude che un segno del passaggio dell'artista bulgaro-americano ci possa essere, magari proprio utilizzando piattaforme galleggianti: «Perché no».

Accessibilità, riforestazione e connessione con i circuiti cicloturistici

Il tema dell'accessibilità, della connessione con i circuiti cicloturistici, è centrale nel progetto, al pari di quello dell'inserimento delle strutture nel contesto paesaggistico, del rispetto del valore storico del luogo e delle sue testimonianze, declinato in una dimensione di contemporaneità. «Infine - ricorda l'architetto Marco Giorgio - importante ruolo all'interno del progetto è affidato alla rivitalizzazione dei percorsi naturalistici, panoramici e costieri che attraversano la zona limitrofa al lago, con un progetto di riforestazione su quasi 24mila metri quadrati». «Obiettivo primario del progetto sviluppato per Montecolino - sottolinea infine l'architetto Stefano Boeri - è trasformare queste testimonianze storiche in nuovi luoghi di produzione culturale, aggregazione sociale e valorizzazione territoriale con una apertura alla comunità locale e alle rotte turistiche, stabilendo un forte dialogo tra il nuovo e l'esistente, con particolare attenzione al recupero e alla riconversione dei siti di archeologia industriale». .

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