Vallosa, scatta la diffida per Passirano

di C.REB.

I dubbi avanzati dall’Arpa sull’efficacia delle operazioni di messa in sicurezza delle discariche più pericolose della Franciacorta sta alimentando un rovente dibattito. Secondo l’Agenzia per la protezione dell’Ambiente la discarica Vallosa di Passirano «è tecnicamente non valutabile, in assenza di un complessivo progetto di messa in sicurezza o bonifica del sito», per la Pianera di Castegnato «la seconda fase dei lavori per sigillare le scorie deve ancora trovare l’adeguata copertura finanziaria» e sul Pianerino «è indispensabile un’analisi del sito, anche alla luce della presenza di rifiuti industriali pericolosi». Sulla scorta delle valutazioni dell’Arpa, Legambiente Franciacorta annuncia «una diffida al Comune di Passirano per impedirgli di impiegare in modo distorto i 2 milioni di risorse pubbliche destinate a finanziare progetti inutili. Bisogna rivedere le modalità di bonifica per disinnescare la bomba ecologica ed inquinante rappresentata da questa discarica». Quanto alla mancanza di risorse, «perché non far rientrare la bonifica della Vallosa nei progetti finanziati dall’Europa? - chiede Silvio Parzanini, leader di Legambiente Franciacorta -. E comunque, aziende capaci da tutti i punti di vista di affrontare e risolvere questo problema a Brescia non mancano, a cominciare da A2A. La politica dimostri di saper decidere con saggezza e lungimiranza». La Vallosa di Passirano - afferma l’Arpa, che nel 2008 aveva manifestato perplessità sull’opera di capping, ovvero di sigillare le scorie - presenta una serie di criticità, a partire dalla presenza di rifiuti incompatibili con qualsiasi tipologia di impianto di smaltimento, e l’elevata presenza di biogas contenente metano e solventi clorurati in concentrazioni significative, fonte di pericolo per l’ambiente e la salute, anche alla luce della possibile impermeabilizzazione superficiale dell’area». Ad oggi - scrive il direttore del Dipartimento Arpa di Brescia, Fabio Cambielli, - «non risultano proposte di messa in sicurezza permanente o di bonifica del sito». L'ultima campagna di monitoraggio delle acque sotterranee del giugno 2020 «ha evidenziato il supero delle concentrazioni soglia di contaminazione dei parametri di Pcb, nichel, manganese e triclorometano». Sulla discarica Pianera, l’Arpa ribadisce l’assenza di copertura finanziaria per la seconda fase di bonifica. L’ultimo monitoraggio della discarica è quello risalente al giugno 2019, che ha evidenziato la presenza di ferro, manganese e dicloropropano oltre i limiti consentiti. NESSUN TIPO di campionamento e controllo invece all’interno del Pianerino. Secondo Arpa, «l’unica operazione svolta a presidio delle matrici naturali, è stata una campagna di controllo delle acque sotterranee eseguita dall'Agenzia nel 2014, dalla quale non emergeva una particolare criticità relativa alla discarica. Tuttavia, Arpa ha sempre ritenuto necessario procedere alla caratterizzazione del sito, anche alla luce della certa presenza di rifiuti industriali pericolosi smaltiti nel tempo all'interno dell’area». Il Pianerino è un’area privata, «ma nonostante questo, il Comune deve vigilare sulle acque di prima falda - afferma il sindaco di Castegnato Gianluca Cominassi -. Per questo, abbiamo incaricato uno studio per l’analisi dei piezometri. Insomma, dire che la situazione non è “governata“ è scorretto: stiamo facendo tutto il possibile, a spese nostre». Resta però aperta una questione. Arpa continua a ritenere «necessario procedere alla caratterizzazione del Pianerino», ma nel novembre scorso il sito è «misteriosamente» sparito dal Sin Caffaro. Chi dovrebbe quindi farsi carico della messa in sicurezza? «Il commissario Roberto Moreni ha ritenuto che non avrebbero più destinato risorse alla bonifica del Pianerino per dirottarle sulla città - spiega Cominassi -. Pertanto, noi continuiamo a fare quanto di nostra competenza, se non di più. Quanto alla fonte dell’inquinamento, è tutto da verificare se sia stato causato dalla presenza di rifiuti industriali e non da altro, come avvenuto in passato con la Pianera, quando si è scoperto che l’inquinamento da cromo esavalente era stato provocato da un’azienda di cromatura di Ospitaletto che, per effetto dello scivolamento, era arrivato fin qui». •

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