Via dal Sebino 50 bombe Prossima sfida la bonifica della montagna di gomma

di S.DU.
Il monitoraggio delle operazioni sul lago da parte dei carabinieri
Il monitoraggio delle operazioni sul lago da parte dei carabinieri
Il monitoraggio delle operazioni sul lago da parte dei carabinieri
Il monitoraggio delle operazioni sul lago da parte dei carabinieri

Rifiuti e inquinamento: sono questi i segreti che giacciono sui fondali del lago di Iseo. LA PRIMA manovra di bonifica, guidata dal comandante dei carabinieri di Bergamo Paolo Storoni, è cominciata oramai da alcuni giorni e si concluderà nelle prossime ore. Bombe e non solo, dallo scorso martedì nel giro di una settimana: gli ordigni bellici recuperati dagli specialisti di Marina ed Esercito sono stati una cinquantina per essere trasportati e fatti brillare alla Cava Ca Bianca di Parzanica. Come ha sottolineato il comandante Storoni, dopo le bombe c’è altro: «La necessità è quella di voltare pagina, di riportare la qualità di una importante risorsa, che accomuna due provincie, quella di Bergamo e di Brescia. Il lago soffre, dobbiamo fare il possibile per riportarlo alla normalità». Il riferimento è alla «collina» di scarti di gomma sui fondali, parecchie tonnellate di materiale, su cui indaga la magistratura e che appena possibile andrà rimossa. Alle prese con gli ordigni, al Corno di Tavernola è sceso in campo un team di professionisti: una quindicina di militari in tutto, tra cui un infermiere e un medico, del gruppo operativo subacquei (Gos) del comando subacquei ed incursori della Marina militare (Comsubin). Personale specializzato al comando del capitano di fregata Giovanni Modugno, che operano con cinque militari del 10° Reggimento Genio guastatori di Cremona del capitano Domenico Palma, addetti al brillamento degli ordigni. Missione compiuta, o quasi ci siamo. PROSSIMA SFIDA sarà l’inquietante montagna di scarti di gomma alta 15 metri, con un ampiezza di circa 2 metri: circa 500 metri cubi di materiale che viene mantenuto compresso nell'area da due costoni laterali dell’altezza di circa due metri. Scaricati negli anni '70, ora sono quei materiali sono stati campionati e analizzati da Arpa: è stata accertata anche la presenza di amianto nella composizione della «montagna».

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