Traffico di «scorie»
al Pcb. Tredici
persone indagate

di Mario Pari
Un’immagine tratta dalle videoriprese della Polizia Stradale nell’azienda finita al centro delle indagini
Un’immagine tratta dalle videoriprese della Polizia Stradale nell’azienda finita al centro delle indagini
Un’immagine tratta dalle videoriprese della Polizia Stradale nell’azienda finita al centro delle indagini
Un’immagine tratta dalle videoriprese della Polizia Stradale nell’azienda finita al centro delle indagini

In passato c’erano i sandwich, per lo smaltimento illegale dei rifiuti: all’esterno tutto regolare, dentro l’imbottitura da codice penale. Adesso è tempo di cocktail, di miscelazioni al Pcb. Tutto ancora più pericoloso. Tutto scoperto dalla Polizia stradale e dalla procura di Brescia. L’OPERAZIONE «Dirty waste» ha portato al sequestro di un’azienda e camion, iscrizioni sul registro degli indagati. Nel mirino è finita un’azienda che nella ricostruzione accusatoria, accolta dal gip nell’ordinanza, avrebbe dovuto trattare rifiuti. Avrebbe. Dalle indagini è emerso che anzichè essere trasformato in un «non rifiuto» nella General Rottami a Montichiari il prodotto veniva rivenduto senza alcun trattamento in grado di trasformare le scorie in un «end of waste». Anzi, è stato spiegato ieri nell’incontro con la stampa convocato per illustrare l’inchiesta, si tratterebbe di una «ulteriore e ancor più pericolosa variante del cosiddetto «sandwich», poichè al rifiuto non recuperato, «gli indagati aggiungevano ulteriori rifiuti, nel caso di specie, terreno contaminato da Pcb o sostanze polverose, occultati e miscelati all’interno del carico in uscita e quindi destinati all’utilizzatore finale». L’indagine com’è facile comprendere, non è stata semplice ed è stata condotta dalla squadra di Polizia giudiziaria della sezione polizia Stradale di Brescia e coordinata dal pm Mauro Leo Tenaglia. Un’indagine in ogni caso partita dalla strada, da uno dei tanti controlli che gli agenti della Polizia stradale svolgono. In questo caso però, la documentazione del camion controllato era corretta. In caso contrario si sarebbe proceduto al sequestro. I poliziotti hanno capito che qualcosa non andava tra quanto trasportato dal camion. Quello è stato l’avvio di «Dirty waste». Nelle prime fasi delle indagini, su quello che si sarebbe rivelato un traffico illecito di rifiuti, sono emerse anomalie nelle modalità di esecuzione delle lavorazioni e delle operazioni preliminari sul trattamento dei rifiuti dell’impianto della General Rottami. Si è quindi fatto ricorso alle telecamere nel capannone, ma anche all’esterno. E i risultati non sono mancati. L’attività degli investigatori ha così consentito di ricostruire quanto accadeva nella General Rottami. Non solo. SONO STATI raccolti anche elementi che porterebbero al coinvolgimento di altre realtà e le cui posizioni sono state stralciate. Ma i poliziotti della Stradale, secondo quanto ha spiegato ieri il primo dirigente Rita Palladino, nuovo primo dirigente provinciale, hanno proceduto anche a ispezioni, perquisizioni e sequestri tanto nelle abitazioni dei principali indagati quanto negli impianti finiti al centro dell’inchiesta. Grazie a un consulente tecnico nominato dalla procura sono state rilevate irregolarità. Il confronto con le videoriprese ha fatto il resto. È quindi emersa «l’inottemperanza di controllo in fase di accettazione del rifiuto, la mancanza di qualsiasi attività di trattamento del rottame e la miscelazione dello stesso con rifiuti diversi, costituiti principalmente da terreno contaminato da Pcb o da sostanze polverose». Sulla base di tutto ciò ieri sono stati sequestrati l’impianto della General Rottami di Montichiari e 15 camion, mentre 13 persone, sono state iscritte sul registro degli indagati della procura di Brescia. •

Suggerimenti