Un settore da 288 milioni I controlli sono imponenti

I controlli nella filiera zootecnica bresciana sono radicati e capillari
I controlli nella filiera zootecnica bresciana sono radicati e capillari
I controlli nella filiera zootecnica bresciana sono radicati e capillari
I controlli nella filiera zootecnica bresciana sono radicati e capillari

Sono poco meno di un milione e 300 mila i suini «censiti» nei 2.162 allevamenti (232 nell’area dell’Ats della Valcamonica) della nostra provincia, che detiene non solo il record regionale - sono poco più di 4 milioni i capi allevati in tutta la Lombardia -, ma anche quello nazionale. Più suini che abitanti, quindi. Nel triangolo Calvisano-Leno-Isorella il tasso raggiunge 7 capi per abitante, più alto quindi della media della Danimarca, che con 5 maiali è al top in Europa. Gli allevamenti intensivi, quelli che producono per le Dop nazionali, sono concentrati nella Bassa Bresciana. Il comparto è il punto di forza dell’economia bresciana: nell’ultima annata agraria il prodotto vendibile lordo provinciale è salito a 1,236 miliardi con un +10,6% di incremento grazie alla spinta della produzione di latte e della filiera suinicola che galleggia attorno a un valore di 288 milioni. L’EXPORT, soprattutto verso l’area asiatica, ha portato un incremento dei prezzi con benefici per le imprese che gestiscono allevamenti intensivi che nel 2016 - ultimo rilevamento disponibile - hanno comunque reinvestito una media di 100 mila euro pro-azienda dei profitti nel benessere animale e nelle biosicurezze. ATTORNO ALLA RETE di allevamenti suini ruota l’imponente sistema di tutela affidato all’Ats. Per dare un’idea del capillare sistema, basta dire che per la sola sorveglianza vescicolare l’Agenzia di Tutela della Salute ha effettuato 398 ispezioni, praticamente più di una al giorno. La punta dell’iceberg della mole di verifiche straordinarie e di routine effettuate su disposizione del ministero della Salute. C.REB.

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