Agricoltura, ValcamonicaBio firma la rinascita del territorio

di Luciano Ranzanici
Alcuni prodotti finiti della filiera valligiana  FOTO LEO MILANI La trebbiatura della segale, uno dei cereali antichi rilanciati dall’associazione di agricoltori bio camuni  FOTO LEO MILANI
Alcuni prodotti finiti della filiera valligiana FOTO LEO MILANI La trebbiatura della segale, uno dei cereali antichi rilanciati dall’associazione di agricoltori bio camuni FOTO LEO MILANI
Alcuni prodotti finiti della filiera valligiana  FOTO LEO MILANI La trebbiatura della segale, uno dei cereali antichi rilanciati dall’associazione di agricoltori bio camuni  FOTO LEO MILANI
Alcuni prodotti finiti della filiera valligiana FOTO LEO MILANI La trebbiatura della segale, uno dei cereali antichi rilanciati dall’associazione di agricoltori bio camuni FOTO LEO MILANI

Crusca di frumento, farina integrale di segale, orzo, grano saraceno, frumento, mais e orzo in grani; e poi pane artigianale (di frumento e segale, di frumento e saraceno, di frumento e orzo) e in aggiunta biscotti e crostoni di segale: sono i prodotti che portano la firma dell’associazione di agricoltori «ValcamonicaBio», una realtà che per prima, grazie al Bio Distretto di Valle Camonica (costituito nel 2014), al Parco dell’Adamello e al Comune di Cerveno ha promosso e continua a promuovere la coltivazione dei «paesaggi resilienti». Dopo il recupero di una serie di terreni ormai incolti da tempo e piazzati tra i 400 e i 1400 metri di quota, i membri dell’associazione, ricorda il presidente del Bio Distretto Gianni Tosana, si sono dedicati «alla coltivazione di cereali, alla costruzione di una filiera produttiva biodiversa ed equilibrata e alla diffusione di pratiche agricole ecologiche e rigenerative». Lo hanno fatto nell’ambito di un progetto triennale sostenuto dalla Fondazione Cariplo, che è stato attuato creando una vera e propria rete formata da istituzioni, strutture agrituristiche, ristoranti e b&b, associazioni, aziende agricole, cooperative sociali e negozi che vendono i prodotti bio. Nel mezzo, oltre a quello dei terreni abbandonati, c’è stato anche il fondamentale recupero dei cereali di montagna a rischio scomparsa, per attuare il quale il Bio-Distretto ha curato la formazione degli agricoltori mettendo a disposizione attrezzature a chi ha deciso di intraprendere questa attività. Con il recupero dei terreni, e la scelta delle colture, spiega ancora Tosana, «si è dato vita a un nuovo paesaggio agricolo, più ospitale e sicuro, e il merito va al lavoro quotidiano degli agricoltori. Tanti di loro sono giovani e hanno scelto di coltivare la montagna creando aziende di piccole e piccolissime dimensioni, anche a carattere familiare». Il presidente del Bio Distretto parla di loro con entusiasmo perché «scambiano tra loro lavoro e attrezzi agricoli, si prendono cura della terra coltivandola con passione e rispetto e contribuiscono alla salvaguardia della biodiversità della Valcamonica. Coltivano cereali di montagna ma anche patate, legumi, piante orticole, viti, meli e producono piccoli frutti e piante officinali». Sui terreni rinati vengono coltivati cereali resistenti seminati su appezzamenti di piccole dimensioni e magari in forte pendenza, senza irrigazione e senza trattamenti chimici, e il pane artigianale che ne deriva, preparato con lievito madre, è una prelibatezza che trova la collaborazione di diversi fornai. Naturalmente c’è ancora spazio per chi ha in mente una valle bio: per «Coltivare paesaggi resilienti» è possibile contattare l’associazione ValcamonicaBio (telefono 339 8069167; e-mail valcamonicabi@gmail.com), mentre per avere informazioni su progetto di recupero dei terreni incolti ci si deve rivolgere al Parco dell’Adamello (0364 324011; e-mail info@parcoadamello.it). Il Bio Distretto di Valle Camonica fornisce informazioni sul progetto educativo (biodistrettovallecamonica@gmail.com ) e per i materiali educativi si deve contattare la Casa Museo di Cerveno (327 4647200; casamuseocerveno@mail.com).•.

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