Con più o meno le stesse condizioni meteo di questi giorni e con la stessa quantità di neve a bordo strada, l’8 giugno del 1960 il Giro d’Italia transitò per la prima volta sul Gavia. Lo scorso 28 maggio, invece, gli organizzatori sono stati costretti a cambiare l’itinerario della 16esima tappa della 102esima edizione della corsa rosa: il rischio che si staccassero valanghe in più punti poco oltre la galleria ha spinto il nivologo a negare il passaggio alla carovana. Per di più, quattro giorni prima dell’evento, sul lato valtellinese, i mezzi meccanici erano ancora impegnati ad aprire un varco nel manto nevoso. Altri tempi, 59 anni fa, quando l’impresa Sandrini di Ponte con una fresa presa a noleggio a Livigno e una squadra di operai liberò il passo in meno di una settimana. Imerio Massignan fu il protagonista di quell’epica giornata: si arrampicò da Ponte lungo i tornanti in terra battuta e costellati di buche profonde valicando il passo per primo e con largo margine di vantaggio sugli inseguitori. Purtroppo il forte scalatore vicentino non riuscì a vincere la tappa, che si concludeva a Bormio, e perse pure il podio, perché fermato in discesa da ben quattro forature. A TANTI anni distanza, sabato decine di appassionati hanno risalito i due versanti della splendida strada montana in sella a ogni tipo di bicicletta, per festeggiare quell’avvenimento in allegria al confine tra le province di Brescia e Sondrio. «Ci siamo dati appuntamento qui con altri club dell’alta Italia per ricordare quella mitica scalata», he detto un cinquantenne partito giovedì sera da Pontassieve a bordo di un camper con quattro amici. «È stata un’impresa quest’oggi, mi immagino i patimenti di 59 anni fa per salire fin qui», ha aggiunto un bresciano arrivato con moglie e figlio. «Ho saputo di questa iniziativa dai social - ha affermato un ragazzo milanese - e ho perso un sabato di lavoro pur di esserci». «Un paio di settimane fa avevamo visto in tv le immagini che mostravano un panorama tutto bianco - hanno detto in coro tre ragazze valtellinesi (due arrivate pedalando con l’e-bike) -; oggi è bellissimo, indescrivibile». Un paesaggio davvero da mozzare il fiato, soprattutto sul versante valtellinese, dove una fresa è ancora al lavoro tra muri di neve alti fino a sei metri e con le acque del lago Bianco che sono esondate allagando la carreggiata. La maggior parte dei ciclisti ha oltrepassato l’ostacolo camminando sulla neve bici in spalla; alcuni si sono invece infilati pedalando in 70 centimetri d’acqua gelida. «Non immaginavo scene del genere - ha commentato sorridendo un varesotto bagnato fino alle cosce -. La bicicletta ti dà tantissime soddisfazioni e la possibilità di visitare posti come questo». «Uno spettacolo meraviglioso: mai visto in vita mia un luogo così bello, con tanta neve e baciato dal Sole», ha aggiunto un quasi settantenne che da Santa Caterina (14 chilometri) ha impiegato meno di un’ora e mezza con una mountain bike ultra moderna. Le mtb non hanno problemi per raggiungere il valico, mentre il via alle auto e alle motociclette dovrebbe essere dato a giorni. •