Al Gavia in bici celebrando un Giro d’antan

di Lino Febbrari
Nell’acqua del lago BiancoCiclisti tra la neve del Gavia per ricordare la mitica tappa del Giro di 59 anni faUna scena invernale sotto il Sole del passoUna sosta dopo la pedalata su una delle strade più belle delle Alpi
Nell’acqua del lago BiancoCiclisti tra la neve del Gavia per ricordare la mitica tappa del Giro di 59 anni faUna scena invernale sotto il Sole del passoUna sosta dopo la pedalata su una delle strade più belle delle Alpi
Nell’acqua del lago BiancoCiclisti tra la neve del Gavia per ricordare la mitica tappa del Giro di 59 anni faUna scena invernale sotto il Sole del passoUna sosta dopo la pedalata su una delle strade più belle delle Alpi
Nell’acqua del lago BiancoCiclisti tra la neve del Gavia per ricordare la mitica tappa del Giro di 59 anni faUna scena invernale sotto il Sole del passoUna sosta dopo la pedalata su una delle strade più belle delle Alpi

Con più o meno le stesse condizioni meteo di questi giorni e con la stessa quantità di neve a bordo strada, l’8 giugno del 1960 il Giro d’Italia transitò per la prima volta sul Gavia. Lo scorso 28 maggio, invece, gli organizzatori sono stati costretti a cambiare l’itinerario della 16esima tappa della 102esima edizione della corsa rosa: il rischio che si staccassero valanghe in più punti poco oltre la galleria ha spinto il nivologo a negare il passaggio alla carovana. Per di più, quattro giorni prima dell’evento, sul lato valtellinese, i mezzi meccanici erano ancora impegnati ad aprire un varco nel manto nevoso. Altri tempi, 59 anni fa, quando l’impresa Sandrini di Ponte con una fresa presa a noleggio a Livigno e una squadra di operai liberò il passo in meno di una settimana. Imerio Massignan fu il protagonista di quell’epica giornata: si arrampicò da Ponte lungo i tornanti in terra battuta e costellati di buche profonde valicando il passo per primo e con largo margine di vantaggio sugli inseguitori. Purtroppo il forte scalatore vicentino non riuscì a vincere la tappa, che si concludeva a Bormio, e perse pure il podio, perché fermato in discesa da ben quattro forature. A TANTI anni distanza, sabato decine di appassionati hanno risalito i due versanti della splendida strada montana in sella a ogni tipo di bicicletta, per festeggiare quell’avvenimento in allegria al confine tra le province di Brescia e Sondrio. «Ci siamo dati appuntamento qui con altri club dell’alta Italia per ricordare quella mitica scalata», he detto un cinquantenne partito giovedì sera da Pontassieve a bordo di un camper con quattro amici. «È stata un’impresa quest’oggi, mi immagino i patimenti di 59 anni fa per salire fin qui», ha aggiunto un bresciano arrivato con moglie e figlio. «Ho saputo di questa iniziativa dai social - ha affermato un ragazzo milanese - e ho perso un sabato di lavoro pur di esserci». «Un paio di settimane fa avevamo visto in tv le immagini che mostravano un panorama tutto bianco - hanno detto in coro tre ragazze valtellinesi (due arrivate pedalando con l’e-bike) -; oggi è bellissimo, indescrivibile». Un paesaggio davvero da mozzare il fiato, soprattutto sul versante valtellinese, dove una fresa è ancora al lavoro tra muri di neve alti fino a sei metri e con le acque del lago Bianco che sono esondate allagando la carreggiata. La maggior parte dei ciclisti ha oltrepassato l’ostacolo camminando sulla neve bici in spalla; alcuni si sono invece infilati pedalando in 70 centimetri d’acqua gelida. «Non immaginavo scene del genere - ha commentato sorridendo un varesotto bagnato fino alle cosce -. La bicicletta ti dà tantissime soddisfazioni e la possibilità di visitare posti come questo». «Uno spettacolo meraviglioso: mai visto in vita mia un luogo così bello, con tanta neve e baciato dal Sole», ha aggiunto un quasi settantenne che da Santa Caterina (14 chilometri) ha impiegato meno di un’ora e mezza con una mountain bike ultra moderna. Le mtb non hanno problemi per raggiungere il valico, mentre il via alle auto e alle motociclette dovrebbe essere dato a giorni. •

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