Centrali idroelettriche camune «Scossa» benefica al territorio

Cinzia Reboni La Valcamonica potrà finalmente investire risorse ingenti - stimate in almeno 6 milioni di euro l’anno - programmando opere strategiche, con l’obiettivo di creare nuova economia che consenta una riduzione importante dello spopolamento. Grazie alla legge regionale sulle concessioni idroelettriche approvata ieri «i territori montani diventano protagonisti - sottolinea Claudia Carzeri, nella triplice veste di consigliere del Pirellone, presidente della Commissione Territorio e Infrastrutture e prima firmataria dell’emendamento a favore del comprensorio camuno -. Viene ridotto quello “scarto” economico che per anni ha penalizzato la valle, circondata da territori da sempre più fortunati dal punto di vista economico, e con i quali si è sempre dovuta fronteggiare, sebbene con una sana competizione». I 6 milioni di euro che finirà sul territorio bresciano è pari all’80% degli 8.700.585 euro, comprensivi anche delle poche centrali bergamasche, del canone demaniale che la Regione riscuote sulle grandi derivazioni, superiori ai 3 mila kilowatt, e sulle piccole, fino a tremila. La Valcamonica con 86 concessioni è l’area più sfruttata dal punto di vista idrico. Il pacchetto di emendamenti riporterà sul territorio, sotto forma di denaro, le risorse naturali. «Ho ritenuto essenziale proporre una modifica alla proposta di legge iniziale, che prevedeva che il 60% dei canoni ricavati dalle grandi derivazioni venissero erogati alla Provincia, affinché tali risorse economiche venissero destinate alla Valcamonica - sottolinea Claudia Carzeri -. Abbiamo ottenuto che la percentuale destinata a Province e Bim venisse aumentata dal 60 all’80%, chiedendo un ulteriore impegno affinché la quantità di risorse nelle aree dove si produce energia idroelettrica venga presto ampliata fino al 100%, come accade in Valtellina». Non secondario l’aspetto ambientale. «Gli impianti idroelettrici, oltre ad essere una fonte rinnovabile, pulita e disponibile, ne rappresentano anche il modo più economico - spiega Claudia Carzeri -, sebbene non manchino pressioni e impatti ambientali causati tali impianti, per cui l’uso delle risorse naturali necessita di una legge più sensibile e aperta nei confronti di questi ambiti». Per tale ragione sono state previste valutazioni ambientali e interventi tecnici per ridurre al minimo gli impatti negativi e a migliorare le condizioni dell'ambiente interessato e circostante. Per Francesco Ghiroldi e Floriano Massardi, consiglieri regionali della Lega e firmatari di alcuni emendamenti approvati, «viene resa giustizia ai territori di montagna, che soffrono lo svantaggio cronico di servizi. Da ciò derivano tutta una serie di problemi seri, fra cui la difficoltà di fare impresa e lo spopolamento. Questo è il motivo per cui è fondamentale che le comunità di montagna possano godere a pieno dei benefici di una delle poche risorse di cui dispongono, ovvero l’acqua». PER VIVIANA Beccalossi, presidente del Gruppo Misto in Consiglio regionale, «la nuova legge dimostra maggiore sensibilità per i territori montani che sopportano l’impatto ambientale degli impianti e devono avere il diritto di poter compensare il peso con maggiori disponibilità economiche da tradurre in servizi alle persone e alle attività». Ma Gian Antonio Girelli del Pd parla di «sperequazione tra Sondrio, che da anni trattiene per sé il 100% dei canoni grazie a una decisione assunta anni fa dalla Giunta Formigoni, e tutte le altre province». Con 670 derivazioni - di cui 70 grandi -, la Lombardia produce un quarto dell’energia idroelettrica italiana. •

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