«Decisioni assurde. Il Natale sarà unico, ma solo in peggio»

di Luciano Ranzanici
Un altro mese senza sci: per le località di montagna è un duro colpo
Un altro mese senza sci: per le località di montagna è un duro colpo
Un altro mese senza sci: per le località di montagna è un duro colpo
Un altro mese senza sci: per le località di montagna è un duro colpo

Dai laghi alla montagna: diversa «location», ma stesse preoccupazioni. Timori, riguardo le ricadute del Dpcm sulle attività ricettive, rilanciati dal presidente degli albergatori dell’Alta Valle, Alessandro Guerini, ripetendo in più occasioni la parola «assurdo». «I RISTORANTI rimarranno aperti a pranzo a Natale, Santo Stefano, Capodanno ed Epifania, ma perchè non la sera dell’ultimo dell’anno?», si interroga Guerini evidenziando che «nelle strutture di Ponte di Legno e Tonale, sono assolutamente sicure, vengono applicati tutti gli accorgimenti possibili, iniziando dalla sanificazione e dall’igienizzazione dei locali. Mettiamo in campo tutte le misure possibili e ci troviamo di fronte alla regola della cena in camera...». Guerini sposta poi la riflessione sulle dotazioni, non tutte moderne e non tutte ampie. «Difficile capire come gestirle al meglio - dice -, in particolare quelle di piccole dimensioni, mettendo a disposizione camere appropriate, che magari non dispongono di tavoli e tavolini idonei. Tutto questo è incomprensibile». Il presidente degli albergatori dell’Alta Valle si concentra poi su un’altra nota dolente, quella dell’apertura degli impianti per lo sci, fissata il 7 gennaio con altri grossi interrogativi. «Assodato che sull’arco alpino si apre il capitolo del turismo straniero, per noi questo assurdo posticipo significa una grossa perdita sugli incassi nell’ordine del 40-50%, se rapportata all’intera stagione invernale. Ci viene tolto proprio il periodo nel quale le strutture, molte delle quali magari non riapriranno, possono lavorare e incassare. Tutte queste limitazioni appaiono come una scusa e il ragionamento appare logico: aprite, ci dicono, tanto i clienti non ci sono e i ristori ve li sognate. Ma noi quando dobbiamo lavorare? Quando non c’è nessuno?». Alessandro Guerini, comunque, precisa che la categoria «non intende anteporre il guadagno alla salute. Diventa inevitabile, però, pensare un attimo a tutte le persone, non meno di seicento-settecento che lavorano nell’ambito turistico fra Ponte di Legno e Tonale, alle difficoltà che stanno incontrando, dovendo magari fare i conti con la totale assenza di qualsiasi forma di tutela». ANDREA BULFERETTI, 75 anni, cinquanta dei quali trascorsi nell’ambito turistico, della ristorazione, dell’accoglienza e della cultura con il suo Hotel Mirella, parla senza mezzi termini della «procurata» crisi anche in montagna. «Viviamo un periodo di alto rischio e se la situazione rimane immutata siamo e rimaniamo fermi e blindati. La situazione è profondamente incerta, in queste condizioni è meglio rimanere chiusi anche perchè non sappiamo come poter lavorare. Per poter ripartire bisogna modificare gli attuali parametri regionali e locali, per garantire la possibilità di raggiungere le seconde case o gli appartamenti in affitto. In cinquant’anni che svolgo attività ritengo che il prossimo Natale sarà veramente unico, ma in negativo...». Viste le premesse sembra difficile poterlo smentire. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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