Impresa e lavoro, la crisi presenta il conto

di Luciano Ranzanici
In ripresa e con spunti positivi, ma con un conto davvero salato pagato alla crisi a partire dal 2009
In ripresa e con spunti positivi, ma con un conto davvero salato pagato alla crisi a partire dal 2009
In ripresa e con spunti positivi, ma con un conto davvero salato pagato alla crisi a partire dal 2009
In ripresa e con spunti positivi, ma con un conto davvero salato pagato alla crisi a partire dal 2009

Un quadro con più luci che ombre. Con il settore manifatturiero e la piccola impresa a rubare la scena e il turismo a fare da settore trainante. Il tutto in una Valcamonica che ha pagato un conto salatissimo alla crisi (424 le imprese perse dal 2009). Di questo (ma non solo) si è parlato durante l’incontro organizzato da Confartigianato Brescia e Lombardia Orientale a Breno per celebrare i propri 70 anni e che aveva come tema «Eusalp», la macroregione alpina definita di recente a livello europeo e le politiche attuate a livello comunitario per il suo sviluppo. A discuterne, e a snocciolare dati, il presidente di Confartiginato Eugenio Massetti, il presidente del mandamento camuno Fabio Peloso, Pierangelo Milesi, presidente provinciale delle Acli, e Anna Giorgi, leader di «Action One Eusalp» per l’innovazione e la ricerca. Con loro il presidente della Comunità Montana Oliviero Valzelli e il sindaco di Breno Sandro Farisoglio. È toccato a Licia Redolfi, dell’osservatorio di Confartigianato, fotografare la Valle all’interno dei confini di Eusalp, prendendo in esame le tre aree di riferimento (i pilastri): la crescita economica e l’innovazione, la mobilità e la connettività e l’ambiente e l’energia. DATI E NUMERI che confermato «l’accentuata vocazione della Valcamonica all’impresa a valore artigiano» (il settore manifatturiero in primis, con una quota del 66%, 6,6 punti in più rispetto alla media provinciale), con Darfo, Esine e Piancamuno in testa per gli insediamenti, mentre Cimbergo, Ono San Pietro e Berzo Inferiore fanno rilevare un peso maggiore dell’artigianato. Sul territorio valligiano operano in prevalenza micro e piccole imprese con meno di 50 dipendenti (sono il 99,4% del totale e occupano l’80,5% degli addetti). Tra il 2009 e lo scorso anno hanno chiuso ben 424 imprese artigiane, la maggior parte nei settori manifatturiero e delle costruzioni (costituiscono il 68,4% delle imprese artigiane). Segni positivi vengono invece dai servizi di cura del paesaggio e della persona, dalle riparazioni di macchinari e dai settori alimentari e della ristorazione. Il livello di produttività delle imprese non agricole, valore aggiunto per addetto, e riferito a tutti i 40 comuni, è di 41.872 euro (47.473 euro la media provinciale). La connettività delle famiglie in banda ultra larga, con una velocità superiore a 30 megabit per secondo, è realtà a Darfo, Esine, Gianico, Piancogno, Bienno, Piancamuno e Angolo; in territorio montano si attesta al 24,6% (65,5% a livello provinciale). Altro dato positivo: le piccole imprese camune sono sempre più attrici protagoniste nel settore dell’energia, in particolare nelle installazioni e nella gestione delle energie rinnovabili, mentre la Valle ha nel turismo il suo asset di spinta, con Pontedilegno e Temù che rientrano tra le prime dieci località montane lombarde più attrattive. In totale le imprese in Valcamonica sono 8.654 e una su tre (quindi 2.854) è artigiana (l’8,4% dell’artigianato provinciale). • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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