L’archeologia camuna è un cantiere infinito

Giovan  Battista BernardiUna istantanea  degli scavi archeologici condotti recentemente nel cantiere della nuova piazza Ronchi di Breno
Giovan Battista BernardiUna istantanea degli scavi archeologici condotti recentemente nel cantiere della nuova piazza Ronchi di Breno
Giovan  Battista BernardiUna istantanea  degli scavi archeologici condotti recentemente nel cantiere della nuova piazza Ronchi di Breno
Giovan Battista BernardiUna istantanea degli scavi archeologici condotti recentemente nel cantiere della nuova piazza Ronchi di Breno

È un’occasione speciale quella offerta al sindaco di Berzo Demo, Giovan Battista Bernardi. Un pronunciamento del Tar ha sancito la legittimità dell’ordinanza comunale del 2017 che imponeva alla curatela fallimentare dell’ex Selca di Forno Allione di attuare tutte le misure necessarie a mettere in sicurezza la falda per evitare la contaminazione dell’Oglio. Dopo un lungo periodo di silenzio, ora commenta la sentenza lasciando trasparire soprattutto la grande amarezza per una vicenda che si trascina da troppo tempo. «È una sentenza che arriva dopo quattro anni ma è molto importante - premette -, perché dimostra che il nostro provvedimento aveva le fondamenta. Un verdetto che ci rinvigorisce nel proseguire la battaglia infinita col curatore». Una schermaglia legale che negli ultimi tempi avrebbe registrato l’ennesimo clamoroso episodio. Bernardi spiega infatti che «il curatore avrebbe deciso di abbandonare il sito, cosa fattibile secondo la legge. Stiamo però valutando con gli avvocati se questa rinuncia sia legittima alla luce della sentenza». Fonti bene informate sostengono che la retromarcia sarebbe arrivata prima del verdetto del Tar, quasi che avesse previsto la sconfitta, e giusto a poche settimane dalla firma di un accordo col Comune grazie al quale si sarebbero poste le basi per la bonifica del sito e (forse) del trasloco della notevole quantità di scorie stoccate nei capannoni e nei piazzali. Invece nessuna firma è stata posta in calce al documento e il Comune rischia di restare un’altra volta da solo nel portare avanti il piano di risanamento. «Non saremo soli perché avremo al nostro fianco Regione e Provincia - assicura Bernardi -. Purtroppo questa rinuncia dimostrerebbe che la curatela non ha alcun interesse per il bene pubblico, che in questo caso è l’ambiente. Essendo ottimista di natura, sono però convinto che ci sia lo spiraglio per un incontro, per trovare un punto di convergenza e insieme trovare finalmente una soluzione». La vicenda Selca si è aperta nell’estate del 2007 con i primi sequestri da parte dell’Arpa di alcuni carichi di materiale sospetto, in particolare scarti di lavorazioni dell’alluminio provenienti dall’Australia per essere ripuliti e rimessi sul mercato, è proseguita nell’estate del 2010 col fallimento dell’azienda e da allora si trascina nelle aule giudiziarie. «È arrivata l’ora di chiudere questa partita - auspica Bernardi -: i fondi ci sono, e le possibilità pure come i progetti». L.Febb.

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