La preistoria virtuale: 26 milioni da investire nel rilancio dei «pitoti»

di Luciano Ranzanici
La conoscenza della preistoria camuna passerà anche dalla tecnologia digitale
La conoscenza della preistoria camuna passerà anche dalla tecnologia digitale
La conoscenza della preistoria camuna passerà anche dalla tecnologia digitale
La conoscenza della preistoria camuna passerà anche dalla tecnologia digitale

Quasi un anno e mezzo fa, nella sede della Comunità montana della Valcamonica era stato presentato un piano strategico da 60 milioni per la valle finanziato in parti uguali dall’ente comprensoriale. Tra le tante opere programmate spiccava, per importanza e costi, il «Museo per la fruizione innovativa del patrimonio culturale», che è più comodo chiamare Museo interattivo della preistoria. Per costruirlo si era ipotizzato un investimento di 14 milioni, ma in questi ultimi giorni si sono registrate importanti novità, e non solo per questa realizzazione. I numeri sono cambiati, e per creare il polo museale innovativo, che prevede l’apertura di due strutture a Capo di Ponte e a Ceto, verranno investiti complessivamente 26 milioni. A comporre la somma provvederanno anche 7 milioni del Fondo Comuni di confine che ha appena distribuito anche in Valcamonica un nuovo «tesoro» di cui riferiamo più avanti. Altri 13 li investirà la Regione e 6 il Bim. Sarà la Fondazione Valle dei Segni fondata solo da qualche mese che, come braccio operativo dell’ente comprensoriale, attuerà l’ambizioso progetto. Marina Lanzetti, che fa parte del Cda della Fondazione (il presidente è l’imprenditore Alberto Piantoni) e che segue da vicino l’idea della nuova vetrina multimediale sull’arte rupestre, ricorda che «è stato già completato lo studio di tutti i siti d’arte rupestre e ora si procederà con il promo lotto d’interventi a Capo di Ponte e a Ceto, collegando la Riserva delle incisioni di Ceto, Cimbergo e Paspardo con il Parco nazionale di Naquane. È già stato sottoscritto un protocollo d’intesa e a breve assegneremo l’incarico per lo studio di fattibilità tecnico economica di questa importante opera, un contenitore nel quale troveranno posto un centro congressi, una serie di installazioni contemporanee, un cinema teatro, un ristorante e un’aula digitale che permetterà ai visitatori di viaggiare nella preistoria». La svolta è stata presentata in un incontro svoltosi a Breno al quale hanno preso parte i vertici del Fondo, i rappresentanti dei Comuni confinanti col Trentino e il presidente della Comunità montana, Alessandro Bonomelli. Nella stessa occasione è stata approvata la ripartizione degli altri contributi già previsti dal piano strategico, e all’unanimità i sindaci camuni presenti hanno deliberato di evitare la ripartizioni fra le singole municipalità, decidendo invece di utilizzare il denaro per realizzare una serie di grandi progetti comprensoriali, che possano contribuire alla crescita del turismo culturale ed enogastronomico del territorio, e di quello invernale dell’alta valle, anche in previsione dell’apertura delle Terme a Pontedilegno. Finalmente gli amministratori locali hanno deciso di pensare in grande lasciando da parte i singoli interessi e le invidie di paese. Così è stata ufficializzata l’assegnazione di 5 milioni per una serie di interventi su scala appunto comprensoriale: Breno li utilizzerà per la costruzione della piscina e per la rigenerazione di spazi pubblici; Ponte di Legno per la realizzazione di strutture per l’housing sociale e del centro termale; Cevo per un progetto di riqualificazione della pineta; Saviore per riqualificare il patrimonio agricolo rurale e urbano e per riaprire la villa Sacro Cuore. Inoltre, a Breno sono stati assegnati 750 mila euro per l’apertura al pubblico del castello. •.

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