Nove amici in campo per il «vino del freddo»

di Lino Febbrari
Gli amici del vino di Corteno con le rispettive famiglie davanti a uno dei loro appezzamentiUno dei vigneti d’alta quota impiantati a Santicolo
Gli amici del vino di Corteno con le rispettive famiglie davanti a uno dei loro appezzamentiUno dei vigneti d’alta quota impiantati a Santicolo
Gli amici del vino di Corteno con le rispettive famiglie davanti a uno dei loro appezzamentiUno dei vigneti d’alta quota impiantati a Santicolo
Gli amici del vino di Corteno con le rispettive famiglie davanti a uno dei loro appezzamentiUno dei vigneti d’alta quota impiantati a Santicolo

Coltivare la vite a 900 metri di quota, per di più in un territorio che non vede il Sole per tre mesi all’anno: una stravaganza e allo stesso tempo una sfida che a Santicolo di Corteno Golgi vede protagonisti nove amici fraterni appassionati del buon bere e soprattutto della compagnia. «L’estate dello scorso anno, mentre ci trovavamo nelle nostre baite al Plinaz (gli alpeggi sopra l’abitato) per uno dei soliti raduni pomeridiani - racconta Simone Moranda -, uno di noi ha buttato lì: “Perché non produciamo il vino che beviamo?”. Da quel giorno abbiamo iniziato a investire denaro e tempo nel progetto che si è concretizzato a marzo, con la messa a dimora di 750 barbatelle in un terreno al Dos (vicino al bike park) che è stato disboscato e recintato». IL BELLO di questa storia è che gli aspiranti vignaioli non si sono accontentati di un solo vigneto, ma ne hanno realizzato un secondo («Angel», dedicato al padre di uno di loro morto un paio di anni fa) a Lombro, altra frazione di Corteno, sul versante opposto della vallata, in un campo poco sotto la statale dell’Aprica. Per dar corpo al loro sogno hanno ingaggiato un giovane agronomo laureatosi nell’Università della Montagna di Edolo, che ha scelto la varietà più indicata e che dalla scorsa primavera, almeno un paio di volte al mese, è presente nelle piccole vigne per dispensare consigli e per controllare che tutto vada bene. «Trovandoci in una zona abbastanza fredda - spiega l’agronomo Roberto Spadaccini - ho puntato sulla Solaris: un vitigno originato da intrecci di viti resistenti alle basse temperature e alle malattie fungine. A differenza della classica vite - aggiunge -, che generalmente sopravvive fino a meno 15, questa può resistere benissimo a meno 23 gradi. Non appena le barbatelle hanno messo le prime foglie abbiamo lavorato molto per far spingere bene le radici in profondità, perché da queste parti il vero problema non è la siccità estiva, ma i rigori dell’inverno. Tra due/tre stagioni sono convinto che riusciremo a produrre un discreto quantitativo di uva». VISTO l’andamento climatico, la vite sta tornando nelle aree montane. Infatti sono diversi i vigneti ricomparsi da Malonno in su. «Questa coltivazione cerca di riconquistare le zone storiche, perché ricordiamo che in passato era presente nella fascia soliva che va da Edolo a Cortenedolo - rievoca Spadaccini -. Quella di Santicolo è una sfida tosta, ma grazie a questa varietà riusciremo a fare cose davvero interessanti». L’esperimento pare quindi procedere per il verso giusto. In attesa della prima vendemmia e del primo brindisi, nel gruppo si è già fatta strada l’idea di ampliare le coltivazioni. «Il nostro obiettivo è sicuramente quello di incrementare il numero di piante nell’arco di un paio di anni - conclude Moranda -. Nel frattempo attendiamo con trepidazione l’autunno del 2021, quando potremo degustare il primo bicchiere di Bicol (l’etichetta del vino deriva dal soprannome degli abitanti di Santicolo)». •

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