Piero de Buren:
l’arte è un regalo
per tutti

di Claudia Venturelli
Alcune opere di «Piero de Buren» esposte in questi giorni in paese
Alcune opere di «Piero de Buren» esposte in questi giorni in paese
Alcune opere di «Piero de Buren» esposte in questi giorni in paese
Alcune opere di «Piero de Buren» esposte in questi giorni in paese

A sette anni dalla pensione, che gli ha regalato un po’ di tempo per andare in montagna e godersi i nipoti, «Piero de Buren» torna sulla piazza. Nel vero senso della parola, perchè la nuova vetrina che si è aperta nel cuore di Borno è sua. Un salto indietro nel tempo, a quando il suo negozio di artigianato era tappa fissa dei turisti, incantati davanti a tanta maestria nel lavorare il legno.

 

UNA PASSIONE mai sbiadita, nonostante quella saracinesca si sia abbassata senza che nessuno ne raccogliesse il testimone. La speranza però, Pierino Avanzini, non l’ha persa: in questi anni ha insegnato il suo mestiere a tanti giovani iscritti all’Accademia Arte e vita di Breno, e per quest’estate, in collaborazione con la Pro loco, sposta il suo laboratorio, aperto a principianti ed esperti, a Borno. «Lo volevo già fare l’anno scorso, poi tempi si sono allungati e non ci sono riuscito - racconta -. Però lo volevo davvero, e così eccomi qui». Un pezzo di storia di Borno che torna a vivere, tra le mura di questa stanza che profuma di legno e nel laboratorio in cui il lunedì, il mercoledì e il venerdì fino a fine agosto ospiterà un corso per chi vuole imparare un mestiere e raccogliere una passione che a Piero de Buren ha riempito la vita. Una passione ampiamente condita di bravura. Nella mostra che resterà aperta a luglio e agosto ci sono pezzi unici creati per il solo piacere di farlo, senza commissioni, senza richieste. «Ho fatto quello che prima non riuscivo a fare - spiega ancora -. Quando hai un’attività difficilmente riesci a curare i dettagli. Non ho mai fatto nulla in serie, ma non avevo neppure il tempo di realizzare qualcosa extra commissioni». La fisarmonica in vetrina è la più gettonata perchè finchè non la tocchi sembra vera, ma ci sono lampade e abat jour, uno zaino, una corda e degli scarponi da montagna. Ci sono gli scacchi, un bucato appeso, bastoni, ombrelli e utensili. Non vende nulla: riempie solo gli occhi ai turisti storici che con la sua arte hanno arredato le seconde case e a quelli nuovi che pronunciano un «complimenti» dietro l’altro. «Certo dietro questa apertura c’è tanta nostalgia, ho sempre amato il mio lavoro». E oggi c’è un’occasione in più per dimostrarlo. Piero de Buren accoglie i visitatori e si concede il lusso di raccontare la sua arte. A tratti si commuove, e sorride sempre. La sua idea, così come fu quella dell’apertura dell’«Artigianato bornese» alla fine degli anni ’60, ancora una volta ha fatto centro.

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