Sonico, il rifugio Gnutti dà un taglio agli scarichi con la fitodepurazione

di L.RAN.
Il rifugio Serafino Gnutti di Sonico
Il rifugio Serafino Gnutti di Sonico
Il rifugio Serafino Gnutti di Sonico
Il rifugio Serafino Gnutti di Sonico

È stato necessario attendere lo scioglimento della neve per avviare il cantiere che verrà aperto nelle prossime ore, e che darà un significato concreto alla parola «sostenibilità» abbinata alla gestione del rifugio Serafino Gnutti; sul territorio di Sonico. Una sinergia fra la famiglia proprietaria dell’edificio in quota, il Cai di Brescia, Enel Green Power, Comunità montana e Parco dell’Adamello consentirà di realizzare e attivare un impianto di fitodepurazione delle acque reflue del Gnutti azzerandone o quasi l’impatto sull’ambiente. L’«IMPIANTO» di trattamento affidato alle piante nascerà vicino al rifugio a quota 2.200, e si affiancherà agli altri nove già realizzati negli ultimi sei anni al servizio di altrettante strutture ricettive montane della valle. Un buon numero, che potrà crescere in futuro se verranno trovate le risorse necessarie. Il protocollo d’intesa è stato sottoscritto in Comunità montana da Alessandro Premoli, rappresentante della famiglia Gnutti, da Paolo Tartaglia di Enel Green Power, dal presidente del Cai di Brescia Angelo Maggiori, dall’assessore al Parco dell’Adamello Martino Martinotta e dal presidente dell’ente comprensoriale Oliviero Valzelli. Con loro il direttore del servizio Foreste e bonifica Montana, Giovan Battista Sangalli, e Pietro Bolis, il progettista dell’impianto. Il sistema di fitodepurazione del Gnutti prevede un impegno di spesa di 75 mila euro, 30 mila messi a disposizione dalla famiglia, 15 mila dal Cai e altrettanti da Comunità montana ed Enel Green Power. L’intervento inizierà in questi giorni, e prevede la posa di una vasca di raccolta di 15 metri per 19 nella piana alluvionale sottostante il rifugio e nell’utilizzo di piante del posto come filtro per le acque reflue. Per concludere il lavoro sono previsti una sessantina di voli dell’elicottero per il trasporto dei materiali. Mai più scarichi non depurati, insomma. E il presidente del Cai ne ha approfittato per ricordare che «è auspicabile che i rifugisti e gli ospiti tengano comportamenti virtuosi in montagna, perché chi sale in quota e approfitta di queste strutture deve essere consapevole di quello che porta con sé».

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