Tartufai camuni L’associazione fa il primo passo

La prova d’esordio è stata promettente, perché ieri mattina a Breno c’era un buon gruppo di appassionati ad animare l’incontro che potrebbe portare alla nascita di una nuova realtà: un’associazione che unisca tutti gli appassionati di tartufi della Valcamonica, cercatori e «coltivatori» in particolare del Tuber melanosporum, la specie più diffusa in questo territorio. La sta promuovendo Giacomo Manganoni, un 35enne di Cemmo impegnato in diverse realtà, comprese le Acli, che da almeno cinque anni si dedica a questa attività, grazie alla creazione di una tartufaia in un terreno di proprietà nel suo paese, nella località Videt, realizzata dopo aver appreso le tecniche basiche da un grande esperto: Virgilio Vezzola. Dopo aver avviato la produzione e la commercializzazione con buoni risultati dal 2019, attraverso la ditta da lui creata, la «Manganoni tartufi» che opera in particolare per la ristorazione, Giacomo è pronto da tempo per lanciare l’associazione territoriale. «Dovremo agire in forma collettiva, combinando risorse che incrementano il loro valore attraverso la complementarietà - spiega il promotore -. Uno scopo non secondario sarà quello di generare nuove basi di sviluppo locale, dando voce a chi intraprende azioni collettive, aggregando bisogni e risorse». Come principale promotore, il tartufaio di Cemmo sostiene che l’associazione dovrà essere «un incubatore aperto a diverse categorie di persone: giovani, tartufai, imprenditori e progettisti. Aspettiamo uomini e donne che intendono costruire ricchezza in Valcamonica». Ieri mattina, dicevamo, nell’auditorium Mazzoli c’era un discreto pubblico di interessati all’operazione. Nell’elenco, oltre al già citato Virgilio Vezzola, presidente dell’Associazione tartufai bresciani, Luigia Giacometti, dottoressa in Economia delle cooperative ed enti non profit, che ha spiegato le normative di settore. •. L.Ran.