Lino Febbrari Nella «guerra» al Coronavirus migliaia di dipendenti delle residenze sanitarie per anziani ogni giorno non risparmiano alcun sforzo e sacrificio pur di non far mancare nulla ai loro ospiti. In queste ultime settimane l’impegno è aumentato notevolmente, anche perché le case di riposo sono state blindate, e perciò familiari e volontari non possono più accedervi per una visita o per fornire un fondamentale aiuto al personale. sono attive tre realtà che complessivamente accolgono circa 250 degenti: a Malonno la «Don Ferraglio», a Edolo la «Giamboni» e a Temù-Ponte di Legno la «Carettoni». Tutte alle prese con problematiche difficili da affrontare e risolvere, in particolare rischiano di andare in tilt se non riusciranno a trovare nuovo personale per sostituire quello in malattia. Un dato emblematico: ieri alla «Carettoni» su un organico di 77 dipendenti, 18 erano a casa. Più o meno la stessa percentuale si registra nelle altre due strutture. Donne e uomini si devono perciò sottoporre a turni massacranti e, con grande coraggio, timbrare il cartellino sapendo di andare incontro a una giornata (o una nottata) irta di difficoltà, col rischio magari di essere contagiati perché scarseggiano mascherine, guanti e camici. «Non so per quanti giorni riusciremo a tirare avanti in queste condizioni - afferma preoccupato Leonardo Toloni presidente della «Carettoni» - . Nelle liste di collocamento non si trovano più operatori da assumere per dare il cambio ai nostri ammalati. Per fortuna che al nostro fianco ci sono i volontari ce ci supportano in ogni frangente nella ricerca di Dpi e di medicinali. Da parte sua l’Asst più di tanto non può fare». Vicina al collasso anche la «Giamboni» di Edolo. Da dove il presidente Massimo Chiesa lancia un accorato appello: «Il nostro personale è allo stremo perché in numero ridotto deve far fronte alle numerose assenze per malattia. Le stiamo tentando tutte pur di riuscire a trovare nuovi rimpiazzi, ma temo che non sarà facile». Da settimane gli ospiti non hanno più contatti con i familiari, o meglio quest’ultimi non possono più entrare nella struttura ma «grazie alle nostre animatrici, da qualche giorno molti degli ospiti sono riusciti a entrare in contatto con i familiari con delle videochiamate». Oltre alla penuria dei dispositivi di protezione individuale per i lavoratori, alla Rsa edolese ci sarebbero anche grosse difficoltà nel trovare i medicinali. «In effetti non è facile - ammette il presidente della Giamboni - reperire certi tipi di antibiotici e altri farmaci che scarseggiano; dobbiamo rivolgerci a varie farmacie, anche fuori zona». • © RIPRODUZIONE RISERVATA