Vini camuni al rilancio con la carta «Ascovilo»

di Luciano Ranzanici
La cantina Rocche dei Vignali di Losine, una realtà pioniera della rinata viticoltura camuna
La cantina Rocche dei Vignali di Losine, una realtà pioniera della rinata viticoltura camuna
La cantina Rocche dei Vignali di Losine, una realtà pioniera della rinata viticoltura camuna
La cantina Rocche dei Vignali di Losine, una realtà pioniera della rinata viticoltura camuna

Si prepara uno sbocco europeo per i vini della Valcamonica. Un obiettivo possibile dopo tanti anni spesi a promuoverli con fatica anche sullo stesso territorio camuno. Il messaggio lo ha portato Giovanna Prandini che, appena nominata alla presidenza di Ascovilo, l’Associazione dei consorzi dei vini lombardi, ha scelto appunto la valle dell’Oglio per una delle sue prime uscite. È stata ospite del Consorzio tutela Igt Valle Camonica che ha da poco tempo aderito alla realtà regionale. Nella sede di Losine dell’associazione, col sindaco Mario Chiappini anche nelle vesti di viticoltore, il presidente Tino Tedeschi ha presentato la realtà consortile valligiana costituita nel 2004, che comprende 13 cantine e altre aziende affiliate oltre a produttori autonomi. «Dal primo giorno d’attività abbiamo puntato sulla tutela, la valorizzazione e la cura del territorio e dopo aver ottenuto l’indicazione geografica tipica - ha ricordato Chiappini - grazie alla volontà dei viticoltori, all’importantissimo sostegno della Comunità montana e della Provincia e al coordinamento del Centro vitivinicolo provinciale si è assistito in pochi anni a un effettivo recupero della viticoltura in questa zona». Nel frattempo l’estirpazione dei vecchi vigneti si è completamente arrestato, «e anzi, sono sempre più i casi di operatori che acquistano diritti di reimpianto. Il risultato è, oltre ai benefici derivanti dalla prevenzione dei dissesti idrogeologici - ha aggiunto - un lento cambiamento del paesaggio della media e bassa valle con il recupero dei valori autentici del vino: il lavoro, il territorio, l’originalità, la biodiversità e la tradizione, di cui i vigneti di montagna rappresentano una delle più alte espressioni diventando straordinari monumenti al lavoro dell’uomo». Tino Tedeschi ha grandi aspettative dall’adesione ad Ascovilo, perché «aprirà agli associati nuove e importanti prospettive, proiettandoci in sinergia con i vini regionali in una realtà che guarda all’Europa come mercato principale». E la nuova presidente dell’associazione? Conosce bene la valle dell’Oglio, ed è consapevole del fatto che la viticoltura «eroica» di montagna è un «patrimonio da tutelare e da promuovere. Bisogna avviare una pianificazione della collaborazione con il territorio, mettendo a disposizione la nostra esperienza al settore. Dobbiamo ripartire facendo rete e sinergia perché il territorio promuova il vino e viceversa - ha affermato Prandini -. Produrre un vino buono così come avviene in valle è condizione necessaria per essere sul mercato, ma non è sufficiente per dare la giusta reddittività alle nostre imprese». «Abbiamo l’ambizione di poter rappresentare un pezzo importante della storia del vino e della tradizione italiana e in questo senso - ha concluso - i nostri alleati devono essere i ristoratori con le loro carte vini che dovranno sempre più essere lombarde in Lombardia, e le enoteche che devono raccontare questa filiera d’eccellenza».•.

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