A spasso nel Medioevo Gavardo mette in mostra i luoghi del suo passato

di A.GAT.
L’abitato di Gavardo conserva molte testimonianze del passato
L’abitato di Gavardo conserva molte testimonianze del passato
L’abitato di Gavardo conserva molte testimonianze del passato
L’abitato di Gavardo conserva molte testimonianze del passato

L’iniziativa di domani è già sold-out, salvo ripiegamenti dell’ultimo minuto, ma ci sono ancora (pochi) posti per il bis del 7 novembre, Dpcm permettendo: approfittando delle atmosfere d’autunno, a Gavardo va in scena «Mediovagando», un ciclo di passeggiate istruttive alla scoperta del paese medievale organizzato dalla Commissione cultura con la partecipazione della storica (e professoressa) Emilia Nicoli. Curiosità, aneddoti e altro ancora: dai piccoli (ma ancora bellissimi) vò che accedono direttamente al fiume Chiese lungo via Molino, una delle più antiche del paese, fino ai resti ancora visibili di quello che un tempo era il muro di cinta della città medievale. Il centro storico di oggi era il cuore pulsante del paese di ieri: tutto intorno, appunto, scorrevano le mura, e poi campi e fossati, strade sterrate che conducevano ai paesi limitrofi e ai possedimenti del vescovo, all’epoca il principale feudatario di Gavardo. A GRUPPETTI di dieci, in tre momenti della giornata e nel rispetto delle norme anti-Covid, ci si incamminerà lungo via Tebaldina, dove ancora ci sono i resti di una fontana (da cui prende il nome il vicolo adiacente) citata nei documenti catastali addirittura del XIV secolo: e ancora piazza De Medici, la piazza della chiesa (che è appunto medievale, ampliata già nel 1500 su indicazioni del vescovo Berardo Maggi) che secoli fa era completamente diversa, tutta rifatta a seguito della distruzione dei bombardamenti e della nuova impronta urbanistica del dopoguerra. Non mancano le chicche per gli appassionati: in un portico privato si trova una colonna dorica che venne salvata dalla lungimiranza di un abitante che, proprio durante la ricostruzione post-bellica, si prese la briga di recuperare tale reperto dal cumulo di macerie depositate all’Isolo (il parco affacciato su Chiese e Naviglio) per incastonarla a perenne memoria nell’atrio di accesso al cortile del suo palazzo. A proposito di Isolo: il ponte che di fatto è la porta di piazza Zanardelli in tempo medievale era molto diverso, sorretto da un numero di arcate maggiore e un dorso a «schiena d’asino», molto più alto. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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