Maestro Simoni addio La storia e la ricerca piangono un «gigante»

Il maestro  Piero Simoni nel «suo» Museo archeologico della Valsabbia
Il maestro Piero Simoni nel «suo» Museo archeologico della Valsabbia
Il maestro  Piero Simoni nel «suo» Museo archeologico della Valsabbia
Il maestro Piero Simoni nel «suo» Museo archeologico della Valsabbia

•• Riscoprendo e raccontando le storie dei nostri millenari antenati ha fatto la storia del paese, della Valsabbia e del Garda, e ne farà parte per sempre. Ha scritto e custodito libri e testi di archeologia, e non solo, ha fondato il Museo archeologico di Gavardo e il celebre Gruppo Grotte, ha combattuto per la Resistenza, ha insegnato a generazioni di bambini, è sopravvissuto alla Seconda guerra mondiale e pure al Covid, da cui era guarito qualche mese fa. Poi, purtroppo, ha deciso di spegnere la luce. Da ieri Gavardo è davvero più povera, oltre che immensamente triste, per la scomparsa del maestro Piero Simoni: aveva 101 anni, compiuti il primo gennaio. Da tempo era ospite della Rsa La Memoria, struttura alla quale sono rivolti i ringraziamenti della famiglia: lascia i figli Livio con Anna e Misa con Rolando, i nipoti Stefano, Sebastiano, Matteo e Giulia. La camera ardente verrà allestita stamattina proprio nel «suo» Mavs, il Museo archeologico della Valsabbia; il funerale sarà celebrato alle 15 nella parrocchiale del paese. Classe 1920, Simoni era un uomo d’altri tempi e di grandi valori: negli anni della guerra era riuscito a falsificare alcuni documenti evitando la deportazione di compagni antifascisti. Dietro la cattedra per 40 anni, fu maestro elementare nelle Pertiche e a Gavardo, nonché bibliotecario. Ma è nel mondo della cultura e della ricerca che ha lasciato il suo marchio indelebile. Nel 1954 fu tra i fondatori del Gruppo Grotte, lo storico gruppo di speleologi/archeologi che investigarono il Buco del Frate di Prevalle, il Coalghès sul Monte Magno, San Martino, il Lugone di Salò e il Lucone di Polpenazze, che oggi è patrimonio Unesco. Scoperte straordinarie, proseguite per decenni e convogliate fin da subito nell’embrione del museo odierno, che all’epoca (era il 1956) si chiamava «Museo paleontologico del Gruppo Grotte» e si trovava al Castelletto di via Molino. La raccolta continuò a crescere fino a quando venne individuata (e acquisita) la nuova e attuale sede, in piazza San Bernardino, inaugurata alla fine degli anni Ottanta. Nel «suo» museo ci è tornato finché ha potuto: nel novembre 2019 per l’ultima inaugurazione, e nel gennaio dell’anno dopo per celebrare il suo secolo di vita. A lui è intitolata la Fondazione che dal 2016 gestisce il Mavs. È stato socio dell’Ateneo di Brescia, amante della storia ma anche della natura, degli animali, del lato pratico dell’insegnamento. Il ministro Egidio Ariosto lo propose come Cavaliere della Repubblica, ma lui rifiutò: umile fino in fondo, si accontentò del Gattopardo d’Oro, la massima onorificenza comunale. «Gavardo perde un pezzo di storia, un riferimento importante per la comunità - commenta Fabrizio Mora, presidente de La Memoria - che lascerà un vuoto incolmabile nella città, che piange il suo maestro». «Per lui provo grande gratitudine, oltre che grande dolore - dice Angelo D’Acunto, presidente della Fondazione Piero Simoni -. Sono onorato di averlo conosciuto e di aver vissuto la sua amicizia: devo a lui tantissimo di quello che conosco». «La comunità perde un uomo di profonda cultura - interviene il sindaco Davide Comaglio ricordando il maestro - e a tutti noi spetta ora il compito di custodire e trasmettere il suo lascito».•.

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