IL CASO

Concesio, la maggioranza evita di dire «no» all’omofobia

di Marco Benasseni
La richiesta di una presa di distanza ufficiale era arrivata da due coppie La risposta: una lettera privata agli scriventi e lo stop alla mozione Pd
A Concesio  non c’è stato spazio per una presa di distanza ufficiale del Comune dall’omofobia
A Concesio non c’è stato spazio per una presa di distanza ufficiale del Comune dall’omofobia
A Concesio  non c’è stato spazio per una presa di distanza ufficiale del Comune dall’omofobia
A Concesio non c’è stato spazio per una presa di distanza ufficiale del Comune dall’omofobia

È difficile non definire disarmante la scelta della maggioranza che guida il Comune di Concesio. Di fronte a un’istanza presentata da quattro cittadini, ha scelto diciamo così di non procedere formalmente per non prendere una posizione ufficiale contro l’omofobia. Forse il fatto che in Valtrompia non si siano mai verificati fenomeni di violenza nei confronti delle persone omosessuali non basta; e forse le amministrazioni potrebbero far sentire accolti anche i cittadini che appartengono a questa comunità. È proprio il messaggio che volevano trasmettere le due coppie gay di Concesio. Al di là di quella che qualcuno potrebbe leggere come una strumentalizzazione politica, la richiesta che avevano avanzato al consiglio comunale è molto semplice. «Nei giorni scorsi su tutti gli organi di stampa nazionali e locali si è dibattuto di una serie di esternazioni fatte da vari esponenti comunali, provinciali e regionali della Lega nei confronti delle persone omosessuali - scrivono i quattro firmatari -. Esternazioni offensive ma soprattutto preoccupanti. In una società come la nostra nella quale l’integrazione è ancora un processo incompleto e poco radicato, sentire simili atrocità pone seri quesiti sulle strategie che le istituzioni possano mettere in atto per contrastare simili ideologie e comportamenti». Poi i 4 residenti chiedevano al sindaco e al consiglio comunale di prendere posizione condannando quelle esternazioni con fermezza e coerenza nei comportamenti e nelle iniziative che in futuro potrebbero essere attuate dall’amministrazione comunale. «Cogliamo l’occasione per chiedere che l’assessore e deputato leghista Matteo Micheli - continua il testo - prenda le distanze da tali dichiarazioni emerse proprio all’interno del partito da lui rappresentato in consiglio comunale e in Parlamento». Progetto democratico si è fatto portavoce dell’istanza e ha chiesto alla maggioranza di poterne discutere in consiglio comunale presentando una mozione contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia. Il presidente del consiglio Giulio Zanetti ha però fatto presente che la richiesta del Pd era stata protocollata oltre i termini previsti dal regolamento, e che faceva riferimento a «una mera dichiarazione di volontà che non poteva essere inserita all’ordine del giorno del consiglio del 31 maggio». La maggioranza ha poi preferito rispondere in forma privata alla lettera e ha scelto di non divulgarne il contenuto, mentre Progetto democratico ha preferito affrontare il discorso pubblicamente. «La gravità e la violenza verbale di tali dichiarazioni sono intollerabili, soprattutto calate in un contesto nel quale, seppur con diffuse resistenze, la società sta cercando di far prevalere un’ottica di parità di diritti - dichiarano Domenica Troncatti, Enrico Bosio, Giulia Citron e Sabrina Zanardelli -. Condanniamo le esternazioni a cui fanno riferimento i nostri concittadini e ribadiamo con forza che nel nostro orizzonte di valori occupano un posto primario la parità di diritti, la libertà di espressione e l’uguaglianza». Gli esponenti del Pd ribadiscono poi la collaborazione per far sì che il processo di integrazione possa raggiungere presto la sua completezza. Se è vero che nelle città sono stati fatti passi da gigante, non si può dire lo stesso dei paesi dove l’omosessualità è spesso vissuta come un tabù. E il fatto che non se ne parli lo dimostra.•.

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