Marco e Giorgio insieme nell’ultimo viaggio

di Fabio Zizzo
L’abitazione di Giorgio Botti: il rito funebre  si è tenuto in forma privata nell’appartamento FOTO ONLY CREWL’arrivo della salma di Marco Rossi  nella chiesa di Cogozzo FOTO ONLY CREW
L’abitazione di Giorgio Botti: il rito funebre si è tenuto in forma privata nell’appartamento FOTO ONLY CREWL’arrivo della salma di Marco Rossi nella chiesa di Cogozzo FOTO ONLY CREW
L’abitazione di Giorgio Botti: il rito funebre  si è tenuto in forma privata nell’appartamento FOTO ONLY CREWL’arrivo della salma di Marco Rossi  nella chiesa di Cogozzo FOTO ONLY CREW
L’abitazione di Giorgio Botti: il rito funebre si è tenuto in forma privata nell’appartamento FOTO ONLY CREWL’arrivo della salma di Marco Rossi nella chiesa di Cogozzo FOTO ONLY CREW

La chiesa di Sant’Antonio Abate a Cogozzo di Villa Carcina ieri pomeriggio si è riempita alla spicciolata e fino all’ultimo minuto perché in tanti - amici, conoscenti e colleghi di lavoro - hanno voluto tributare l’addio a Marco Rossi e stare vicini alla famiglia nell’ultimo viaggio. Dietro quei numerosi volti giovani, che hanno conosciuto e frequentato il 30enne morto sul colpo nel tragico schianto al volante di un’auto contro un muro in via Brescia a Lumezzane lo scorso giovedì notte, lo sguardo celato dalle lenti scure non riusciva a trattenere le lacrime. Agli occhi di tutti quella tragedia, che ha portato alla morte anche il 18enne di Sarezzo Giorgio Botti e ferito altri due giovani, ricoverati uno all’Ospedale Civile di Brescia e l’altro a Verona, continua ad avere i contorni dell’assurdità e di un destino crudele. E anche le parole del parroco don Cesare Verzini hanno manifestato lo stesso sentimento. «Ora il nome di Marco è scritto nel libro della vita - ha detto il sacerdote nell’omelia - e questo è il momento del silenzio. Subito dopo la tragedia è stato un susseguirsi di domande, anche sulla dinamica di quell’incidente. Ma ora queste non hanno più senso, perché Marco non tornerà più indietro. Quello che bisogna chiedersi adesso è come pensare a continuare a vivere dopo un fatto tragico del genere. Lui si faceva invisibile, ma non era assente e ora resterà per sempre nei nostri cuori. Nel suo breve percorso di vita finito così tragicamente porterà con sé le sue qualità e verrà perdonato per i suoi errori». Messaggi che hanno cercato di consolare la comunità, insieme alla madre Susy e alle sorelle Ramona ed Erika che pur mantenendo un dolore composto ancora non riescono a crede che non vedranno più il loro fratello. L’incredulità è anche in quegli sguardi che a due passi dall’altare indugiavano sul feretro in legno chiaro coperto dai fiori e da un’immagine che tutti scolpiranno nelle proprie menti. Volti disorientati e incapaci di capire, come possa essere accaduto che un giovane nel pieno della vita se ne sia andato così presto e senza riuscire a godere dei progetti che avrebbe potuto realizzare. E sul piccolo sagrato della chiesa, al termine della funzione religiosa prima dell’ultimo viaggio verso il tempio crematorio, le carezze e i tocchi al feretro sembravano non finire mai, per cercare di trattenere ancora per qualche secondo davanti ai propri occhi il volto di Marco che non c’è più. E mentre gli attestati di cordoglio hanno continuato a susseguirsi per tutto il giorno sul web, tutta la piccola comunità di Cogozzo e insieme quella di Villa Carcina dove il giovane si era trasferito da poco tempo, ha voluto tributargli un pensiero. In paradiso ritroverà i nomi dei familiari e degli amici scritti sui palloncini bianchi e blu che accompagnavano verso l’aldilà l’anima del 30enne, strappato alla vita in un attimo.•. Un addio da celebrare con un brindisi, perché la morte è solo la fine di un percorso e l’inizio di un altro, «così avrebbe voluto Giorgio». A un’ora e pochi chilometri di distanza dall’ultimo saluto a Marco Rossi, in via 1850 in Val di Sarezzo l’intero quartiere insieme al resto del paese e anche dalla vicina Lumezzane si è ritrovato per l’addio al giovanissimo Giorgio Botti. Il 18enne era il passeggero seduto accanto al conducente in quella maledetta notte, quando la loro auto si è schiantata ed è andata a fuoco contro il muro di via Brescia in Valgobbia, provocando la morte di due amici ed il ferimento di altrettanti. L’ultimo saluto che la madre Cristina Gatti, la sorella Veronica, gli zii ed i nonni hanno voluto tributargli è stato un rito civile tenuto nell’abitazione della famiglia sulle note di Gianna Nannini, Vasco Rossi, degli Evanescence, Francesco De Gregori e Fabri Fibra. Sotto la canicola e separati dalla strada principale dove il traffico è comunque proseguito, nessuno è voluto mancare per condividere il dolore della famiglia. Dallo schermo esposto all’esterno dell’abitazione si potevano scorgere quei piccoli gesti, abbracci e lacrime come a vegliare quel feretro solcato dalla statua di un angelo e siglato dagli amici più cari. Una dopo l’altro le canzoni si sono succedute, aggiungendo struggimento ad una giornata davvero difficile. Sulle note di «Ti voglio tanto bene» di Gianna Nannini e poi «Gli angeli» di Vasco Rossi, «Revenge», «My immortal» degli Evanescence, «Sempre e per sempre» di De Gregori, e altre canzoni», è stato come se Giorgio si rivolgesse a chi era venuti lì a salutarlo. «La morte non è niente, sono solo passato dall’altra parte, è come se fossi nascosto nella stanza accanto - si legge in un testo di Sant’Agostino diffuso ai presenti - prega, sorridi, pensami. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente solo perché sono fuori dalla tua vista? Rassicurati, va tutto bene, il tuo sorriso è la mia pace». E sono ancora più struggenti i messaggi degli zii, dei nonni e dei cugini che hanno condiviso la vita con Giorgio. «Improvvisamente il tempo si è fermato, impreparati e increduli ci ritroviamo a sfogliare l’album dei ricordi per fissare le immagini dei momenti di gioia vissuti insieme» scrivono i cugini. «I sorrisi che ci regali resteranno sempre nel nostro cuore - aggiungono zii e nonni - oggi lasci un vuoto incolmabile». E la mamma affranta che affida il figlio mano nella mano al padre scomparso cinque anni e mezzo fa in un infortunio sul lavoro, lo saluta con queste parole: «È difficile capire il senso di questo dolore senza fine, ma resto aggrappata al tuo sorriso». Infine, l’ultimo viaggio accompagnato da un brindisi di congedo tributato da tanti ragazzi, anche studenti del Beretta di Gardone Valtrompia che hanno condiviso con il 18enne il percorso. E sempre ieri proprio l’istituto lo ha ricordato nel «destino che ti ha voluto prendere per mano e portarti via da tutti noi. Sarai sempre presente nella nostra scuola». •. F.Ziz. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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