IN TRIBUNALE

Agguato con spari a Montichiari, il tredicenne "poteva uccidere"

La strada  della località Chiarini teatro della folle aggressione a colpi di pistola
La strada della località Chiarini teatro della folle aggressione a colpi di pistola
La strada  della località Chiarini teatro della folle aggressione a colpi di pistola
La strada della località Chiarini teatro della folle aggressione a colpi di pistola

Lo sparo non lo ha ucciso per pochi millimetri. È quanto emerge dalla testimonianza del medico legale durante l’udienza, in tribunale a Brescia, del processo a carico di Antonio Di Sanzo, ritenuto il mandante dell’agguato del 2 aprile 2021 a Montichiari, località Chiarini, in cui restò ferito il 31enne Manuel Poffa.

Il 27enne è accusato di aver armato il nipote, che all’epoca dei fatti aveva 13 anni, per punire il rivale in amore. Secondo l’accusa, lo zio aveva messo in mano la pistola al minorenne. «È stato un miracolo che non siano stati lesi organi vitali» ha detto il professor Andrea Verzeletti. «Si è trattato di un’azione idonea a cagionare il decesso - ha spiegato -. Il proiettile ha attraversato il torace dove si trovano organi vitali e solo per pochi millimetri non ha leso il cuore o i grossi vasi. Una differenza di pochi millimetri avrebbe potuto provocare la morte».

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