Un altro pellegrinaggio nel «cuore» dell’Europa per invocare la giustizia «negata» in Italia. Guido Viscardi ieri mattina è ripartito, per la seconda volta in un anno, e da Torchiera di Pontevico ha raggiunto Strasburgo. E il viaggio non è stato a vuoto. SONO PASSATI 28 ANNI e alcuni mesi dalla notte in cui Ljubisa Vrbanovic, conosciuto come Manolo entrò, con un complice, nella villetta della frazione del comune della bassa bresciana. L’epilogo criminale è stato scritto un’infinità di volte, mai abbastanza. L’eccidio non lasciò scampo ai coniugi Giuliano e Agnese Viscardi e i loro figli Luciano e Maria Francesca. Sopravvisse Guido che era nell’abitazione poco lontano, in cui era andato a vivere dopo il matrimonio. Manolo venne condannato a 40 anni in patria. In Italia il processo iniziato nel 2015 si è concluso per l’avvenuta morte, negli anni precedenti, dell’imputato a causa di un tumore. Ma quella morte di cui in Italia si venne a conoscenza solo a processo in corso ha lasciato in Guido Viscardi inalterata la fame di verità che non può essere scissa dall’infinita drammaticità dei fatti e dal segno che hanno lasciato in chi ha perso i propri cari. Così il 4 dicembre 2017 Guido Viscardi è partito in auto per Strasburgo. Un viaggio che gli ha dato la possibilità d’entrare in contatto con i meccanismi della Corte Europea dei Diritti dell’uomo. Gli venne illustrato come procedere. Ma in un anno purtroppo nulla è cambiato e Guido Viscardi ha deciso che ieri sarebbe tornato a Strasburgo. E così è stato. Ha raggiunto prima il Parlamento europeo, dove gli è stato detto di tornare nel pomeriggio verso le 17. Ma anche a quell’ora l’ingresso non è potuto entrare per ragioni apparse poco chiare a Guido Viscardi e alle figlie. Nelle ore pomeridiane trascorse, però non è rimasto con le mani in mano. «Sono andato - racconta - alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dove sono stato trattato con estrema gentilezza. Una referente per i rapporti con gli italiani, è andata a verificare la mia posizione. Nel giro di venti minuti è tornata e mi ha spiegato che bisognerebbe procedere con una nuova pratica, perché, nella precedente, dei passaggi dovevano essere chiariti. Di questo parleremo evidentemente con il nostro legale». Ma Guido Viscardi ci tiene a sottolineare che «si è sentito seguito, la referente ha lasciato un numero di telefono, ha fatto capire d’aver colto la gravità della tragedia, ci sono state disponibilità e sensibilità». Qualcosa che invece, conclude Viscardi, sulla strada del ritorno: «È mancato anche recentemente da parte delle istituzioni italiane. Io, colpito così duramente, come faccio a capire le cose giudiziarie? Lo Stato non deve lasciare soli». • © RIPRODUZIONE RISERVATA