Taxisti all’aeroporto disperati: «Fateci lavorare altrove»

di V.MOR.

«Siamo in ginocchio, senza lavoro». È il grido di dolore che si leva ancora una volta dalla sparuta pattuglia di taxisti che sostano davanti al «deserto» dell'aeroporto di Montichiari. Scalo che da anni fa i conti con il quasi inesistente traffico passeggeri e la conseguente riduzione dell’attività di trasporto. Una situazione che con il trascorrere del tempo ha spinto i conducenti dei taxi a mettere in campo proteste eclatanti, mentre rimane in piedi una richiesta ben precisa a Regione Lombardia. «In ambito aeroportuale - ha affermato il taxista Luca Aldovrandi - conducenti di altre province quando ci sono i voli possono lavorare anche a Montichiari. Quindi, per esempio, se domani dovessero arrivare sei voli allo scalo D'Annunzio i colleghi delle altre province lombarde potrebbero venire a lavorare da noi. Ma il contrario non vale, noi non possiamo spostarci da Montichiari. Per questo motivo chiediamo - dice Aldovrandi - di lavorare anche negli altri scali della Lombardia in attesa e nella speranza che venga rilanciato l'aeroporto di Montichiari». Una proposta, quella dei 5 taxisti monteclarensi, inviata direttamente a Regione Lombardia e Provincia di Brescia. In un contesto del genere, la politica monteclarense prova a smuovere la situazione stagnante dell'aeroporto. Questa volta è toccato agli esponenti delle liste «Insieme per Montichiari», «Montichiari Prima di Tutto» e «Fratelli d’Italia» che per voce di Elena Fontana, Massimo Gelmini e Sergio Rugna, lanciano un appello al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli per verificare se la gestione dello scalo sia compatibile con l’assegnazione della concessione quarantennale alla Catullo di Verona. «Siamo consapevoli - hanno sostenuto i tre politici locali - che il futuro dello scalo monteclarense dipende dalla capacità e dalla volontà dell’attuale gestore di portare a pieno regime l’utilizzo di questa infrastruttura, strategica per il territorio bresciano». •

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