Bambini mai nati, duello in aula tra il centrodestra e Muchetti

di Eugenio Barboglio
Le tombe in plastica di bambini mai nati al cimitero Vantiniano sono finite al centro di una polemica che ieri ha animato anche i lavori del Consiglio comunale di  Brescia. Valter Muchetti
Le tombe in plastica di bambini mai nati al cimitero Vantiniano sono finite al centro di una polemica che ieri ha animato anche i lavori del Consiglio comunale di Brescia. Valter Muchetti
Le tombe in plastica di bambini mai nati al cimitero Vantiniano sono finite al centro di una polemica che ieri ha animato anche i lavori del Consiglio comunale di  Brescia. Valter Muchetti
Le tombe in plastica di bambini mai nati al cimitero Vantiniano sono finite al centro di una polemica che ieri ha animato anche i lavori del Consiglio comunale di Brescia. Valter Muchetti

All’opposizione di centrodestra non è sembrato vero di mettere sotto tiro quello che il sindaco Del Bono vorrebbe come suo successore: l’assessore Valter Muchetti. L’occasione era ghiotta.

Gliel’hanno fornita articoli di giornale che hanno sollevato la questione delle esumazioni dei resti di bambini mai nati in porzioni di terra del Vantiniano. Quella, infatti, è materia che fa parte della delega di Muchetti. E Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno imbracciato l’archibugio e sparato i pallettoni più grossi che potevano. Lo avevano già fatto in commissione, ieri si sono ripetuti in Consiglio comunale.

Obiettivo: demolire Muchetti (di cui erano state chieste anche le dimissioni) facendo leva sulle rimostranze di alcune mamme e papà che non hanno più trovato le piccole lapidi di plastica su cui piangere i loro piccoli mai nati o nati morti che, via ospedale e Ats, erano stati seppelliti in tombe semi anonime: col nome standard di Celeste nella gran parte e riconoscibili per un numero di codice. Elena, Silvia, soprattutto Miriam, sono alcune delle mamme che hanno scritto al Comune e opposizione, perlopiù dopo che il caso era scoppiato sulla stampa, per chiedere conto delle esumazioni di massa. Di Miriam, la capogruppo di FI, Paola Vilardi, legge la lettera, che è un atto di accusa a Muchetti e agli uffici che non avrebbero dato risposte, che non avrebbero avvertito delle esumazioni, «campioni di insensibilità». Nella lettera si concentra la replica di Vilardi all’assessore, per lei cos’altro c’è da aggiungere!

E l’attacco di Simona Bordonali (Lega) si spinge pure nella sfera intima, lasciando intravedere una dolorosa esperienza personale e abbracciando senza se e senza ma la ribellione delle mamme, private dei loro piccoli sepolcri. Gianpaolo Natali di Fdi si domanda e domanda all’assessore: «Perché non ha chiesto scusa invece di scandire freddi articoli di regolamenti che disciplinano i cimiteri, e concludere che tutto è stato fatto secondo le norme?». Per il centrodestra Muchetti è stato solo un oscuro burocrate. Delle due l’una, scandisce Vilardi: «o la colpa è dei dirigenti comunali o è dell’assessore». Muchetti non crede affatto che ci sia una «colpa» o di essere un mero burocrate o che ci sia un «caso»: «Gli uffici ascoltano, accolgono, accompagnano». Ma accetta il dolore e le critiche delle mamme, (che incontrerà personalmente) quel che non accetta è la strumentalizzazione politica: «Questo non è luogo per avvoltoi del dolore».

Le esumazioni sono pratica che dopo tot anni è normale nei cimiteri, e segue determinate regole, per adulti e piccini, morti o mai nati. Nel caso dei bambini mai nati - «prodotti del concepimento» o feti, vengono chiamati a seconda delle settimane dal concepimento - devono trascorrere 5 anni e l’annuncio dell’esumazione è affisso all’ingresso del cimitero e nei pressi delle tombe per 90 giorni. «Alle operazioni di esumazione erano presenti 64 genitori, non è stata una cosa fatta in segreto», dice Muchetti.

E Bordonali gli risponde che se erano 64 su 2500 il sospetto che qualcosa a livello di comunicazione non avesse funzionato doveva sorgere. Muchetti, richiamando la relazione della dirigente Begni in commissione qualche giorno fa, ricorda all’opposizione che la destinazione dei feti al cimitero è gestita dagli ospedali e da Ats, ed è in gran parte protetta da anonimato (sono frutto di aborti spontanei ma anche no). E a meno che i genitori non scelgano di trasmettere il nome al Comune, il Comune non ha modo di saperlo dal servizio sanitario per ragioni di privacy. «Una comunicazione diretta non la si poteva avere perché gli uffici comunali non hanno indirizzi e numeri di telefono»

. Ma per l’opposizione si doveva fare di più. Tutto, resti organici e oggetti posti sulle tombe, è stato raccolto e messo in luogo protetto, ricordava Begni. Ma pochissimo era rimasto effettivamente nella terra a distanza di anni: 20-25 resti. Inevitabilmente, visto che erano inumati in recipienti biodegradabili e sotterrati ad appena 5 centimetri di profondità. Ed erano lì, i feti, in quelle porzioni di terra del Vantiniano - è stato ricordato - non perché non vi fosse alternativa, volendo i genitori avrebbero comunque potuto collocarli in una tomba, in un loculo «vero», come tutti gli altri del cimitero. •.

Suggerimenti