IL CASO

Censura in Rai, la denuncia di Jennifer Guerra: «Io come Scurati»

di Gian Paolo Laffranchi
La scrittrice bresciana era stata invitata a «Chesarà» per parlare di aborto: «Ho detto che avrei criticato il governo ed è saltato tutto»
Jennifer Guerra nel suo intervento a OltreCultura
Jennifer Guerra nel suo intervento a OltreCultura
Jennifer Guerra nel suo intervento a OltreCultura
Jennifer Guerra nel suo intervento a OltreCultura

Scrive su quotidiani e magazine, cura cicli di incontri, gira l’Italia da ospite di eventi (ieri era a Roma), è stata la protagonista dell’ultimo appuntamento di Oltrecultura, il festival di Bresciaoggi. Jennifer Guerra non poteva non entrare anche nel radar della Rai, che l’ha invitata a «Quante storie» e poi l’ha richiamata per la trasmissione di Serena Bortone: qui, però, la giornalista e scrittrice bresciana che si occupa di tematiche femministe non si è vista. «Sono stata trattata come Antonio Scurati», spiega al nostro giornale raggiunta telefonicamente dopo le stories pubblicate sul suo profilo Instagram per raccontare la censura che, «facendo due più due», ora ritiene di aver subìto.

La ricostruzione della vicenda

«Quando è uscito il mio ultimo libro, la settimana dell’8 marzo, ero stata invitata a collegarmi alla trasmissione di Serena Bortone “Chesarà”. Sono stata chiamata nel pomeriggio del giorno precedente la messa in onda e ho parlato con un’autrice che mi aveva dato per garantita la mia partecipazione.

Abbiamo fatto delle domande preparatorie, poi lei avrebbe avuto una riunione al termine della quale mi avrebbe fatto sapere se mi sarei dovuta collegare via Skype o se sarebbe venuto qualcuno della redazione Rai più vicina. Insomma, la mia partecipazione era data per certa. Visto che tema della puntata erano i diritti delle donne, ho risposto alle domande dell’autrice (che non ricordo nel dettaglio) criticando le azioni del governo Meloni, in particolare sul tema aborto. Non c’era ancora stato l’emendamento del Pnrr, ma le avevo detto che Meloni stava legittimando gli antiabortisti e minando il diritto di aborto in maniera subdola».

«Finita la telefonata, - prosegue Guerra nel suo racconto - in cui mi viene ripetuto ancora una volta che di lì a poco avrei saputo come collegarmi alla trasmissione, non ho più avuto notizie del programma fino alle 10 di sera. L’autrice mi scrisse un messaggio per dirmi che le dispiaceva ma che non c’era spazio in scaletta per il mio intervento. Ricordo bene che dissi subito a mio marito che sospettavo che il collegamento fosse saltato perché avevo criticato il governo. Dopo la questione Scurati sono ancora più convinta che i miei sospetti fossero fondati. Ovviamente - precisa - non ho mai pensato che la colpa fosse dell’autrice o di Serena Bortone, anzi, il suo comportamento dopo la censura di Scurati è stato davvero ammirevole».

Oscurata come Scurati? Guerra è stupita, oltre che amareggiata: «Non pensavo mi sarei ritrovata a parlare di censura, ma adesso tutto mi fa pensare di averla subita». Cos’avrebbe detto Jennifer in televisione? «Che l’inserimento del diritto all’aborto nella Costituzione francese è una svolta, mentre in Italia da questo punto di vista siamo rimasti indietro. Che il governo Meloni sta legittimando ancora una volta gli antiabortisti: non a caso, a pochi giorni dalla decisione del Parlamento europeo di inserire l’aborto tra i diritti fondamentali dell’Unione, con un emendamento al decreto sui fondi del Pnrr ha stabilito che nei consultori devono essere presenti associazioni “che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”: nel gergo della destra, associazioni antiabortiste».

Non è certo la prima volta che Jennifer Guerra ha a che fare con televisioni, radio e affini: «Mi è capitato molte volte che collegamenti di questo genere saltassero all’ultimo momento per le più svariate ragioni, ma in questo caso mi colpì proprio il passaggio del “Ti manderemo lo zainetto, ti confermo tra un’ora” al “Non ho più saputo nulla, immagino non ci fosse spazio nella scaletta” ore dopo. Il fatto che in mezzo ci sia stata una mia critica al governo adesso non mi sembra più una casualità». A maggior ragione visto che i casi recenti di censura non sarebbero due, ma tre: «È capitato anche a un’altra scrittrice, Nadia Terranova, che avrebbe dovuto fare un monologo sulle cariche agli studenti di Pisa». Niente da fare. Aborto, Pisa, 25 aprile: «Tre indizi difficili da ignorare».

Suggerimenti