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Consumo di suolo, il Bresciano si conferma un territorio martoriato: maglia nera a Calcinato

di Cinzia Reboni
Con gli ultimi 130 ettari «mangiati» è stato ormai consumato il 10% del totale della superficie provinciale, contro una media nazionale che è del 7%. In Lombardia peggio solo Monza Brianza

Brescia soffre di bulimia da cemento. Una fame incontrollata e incontrollabile di suolo che continua a divorare fertile campagna agricola e cancellare territori di pregio sui laghi e in Franciacorta. Dallo scorso anno Brescia non è più la provincia con il tasso di cementificazione più alto della Lombardia, superata di stretta misura da Monza Brianza.

La situazione provinciale

Ma scorrendo i numeri assoluti il quadro resta preoccupante: nel 2022 nella nostra provincia ogni minuto sono spariti in media 2,5 metri quadrati di suolo. I piani regolatori a consumo di territorio zero e degli incentivi per riqualificare gli edifici esistenti hanno avuto l'effetto placebo.

Dopo l'annus horribilis del 2021, quando nel Bresciano cemento e cantieri avevano conquistato altri 307 ettari, nel 2022 - secondo il Rapporto Ispra, che fotografa la situazione delle trasformazioni territoriali - si è registrato una frenata con «solo» 130,52 ettari sacrificati allo sviluppo di nuove costruzioni.

190 campi da calcio cementificati

Si tratta pur sempre, per rendere l’idea con un efficace termine di paragone, di altri 190 campi da calcio «scomparsi», che portano il totale di superficie provinciale consumata a 50.142 ettari, equivalenti al 10,47% del totale, contro la media nazionale che si attesta intorno al 7%: come se ogni bresciano lo scorso anno avesse perso 400 metri quadrati di terreno.

In Lombardia e in Italia

La Lombardia nel frattempo ha conferma il primo posto nella classifica nazionale del consumo di suolo, con i suoi 290.278,33 ettari di superficie ormai impermeabilizzata da cemento e asfalto: il 2022 ha portato una perdita di altri 907.84 ettari agricoli convertiti aree urbanizzate.

In tutta Italia il consumo di suolo nel 2022 è ammontato a 7.076 ettari, in aumento rispetto ai 6.910 del 2021. Ma le prospettive sono a tinte fosche: perchè la transizione energetica avrà come effetto collaterale lo sviluppo mega di parchi fotovoltaici che getteranno una mano di scolorina sulle superfici agricole.

Numeri da paura

Tornando ai dati bresciani, il capoluogo, con 3.990,24 ettari complessivamente cancellati, ha fatto registrare un incremento di 3,92 ettari rispetto al 2021. Il Comune che detiene il primato per crescita più alta di tutta la provincia è Calcinato (23,25 ettari in più rispetto al 2021). Sul podio si piazzano Chiari (15,02) e Desenzano (10,44), entrambi in calo rispetto all’anno prima, quando la «capitale» del Garda, pesantemente colpita dai cantieri Tav, era addirittura al settimo posto in Italia. Significativo il trend di Mazzano, che nel 2022 ha consumato 9,56 ettari (erano stati 11,76 nel 2021), e di Montichiari (9,38, contro 13).

Il discorso cambia se si guarda la percentuale del suolo consumato. Al primo posto, superando anche il capoluogo che si attesta al 44,15%, c'è Ospitaletto con il 45,76%, seguito da Castegnato con il 38,70% e Roncadelle con il 38,29%. Sono 89 i Comuni con meno di un ettaro perduto, mentre in ben 95 il consumo è stato pari a zero.

La parte alta della classifica «virtuosa» è quasi totalmente appannaggio della Valcamonica. Ancor meglio il dato di Erbusco che ha fatto registrare un “recupero” di 5.500 metri quadrati.

Le cause principali

Secondo l'Ispra, la logistica e la grande distribuzione organizzata rientrano tra le principali cause di consumo di suolo: in Italia nel 2022 hanno toccato il massimo dal 2006, con un picco di crescita superiore ai 506 ettari concentrati nel Nord-Est. Le grandi infrastrutture rappresentano l’8,4% del consumo totale, mentre gli edifici realizzati su suoli che nel 2021 erano agricoli o naturali sfiorano i 1.000 ettari.

E ancora: 950 ettari in più (il 13,4%) per piazzali, parcheggi e altre aree pavimentate, mentre le aree estrattive consumano 380 ettari di suolo in un anno, pari al 5,4% del totale. Per l’installazione a terra di impianti fotovoltaici si sono resi necessari quasi 500 ettari di terreno, 243 dei quali rientrano nella classificazione europea di consumo di suolo. Insomma, nonostante le politiche urbanistiche conservative di molti Comuni, la cementificazione selvaggia non conosce tregua.

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