Dalla formazione alle visite Così si vorrebbe cambiare

Ottavio Di Stefano insieme a Giovanni Gozio e Angelo Bianchetti
Ottavio Di Stefano insieme a Giovanni Gozio e Angelo Bianchetti
Ottavio Di Stefano insieme a Giovanni Gozio e Angelo Bianchetti
Ottavio Di Stefano insieme a Giovanni Gozio e Angelo Bianchetti

Si dichiarano assediati dal carico burocratico che accorcia il tempo da dedicare alla persona che chiede ascolto e cura: lo ritiene il 93% dei medici di medicina generale, e l’84% degli ospedalieri. E che una riforma non funzioni senza il necessario personale, medici e infermieri, con nuovi accordi a livello nazionale lo pensa il 90% degli ospedalieri, l’88 dei MMG. Sono percentuali molto nette quelle che emergono dalle risposte al questionario e indicano priorità che gli addetti ai lavori vorrebbero fossero prese in considerazione. Il campione non era preordinato, ma 1753 risposte su 8129 iscritti pare una fetta significativa.

Per migliorare la rete ospedaliera chi ci lavora desidererebbe più tecnologia nelle strutture pubbliche e più soldi per ridurre le attese (che superano anche l’anno); dagli ospedali l’84% chiede di limitare alcune visite specialistiche non indispensabili, soprattutto quelle per produrre «carte», mentre dal territorio si auspica maggiore disponibilità di visite specialistiche. Ma ci sono altre indicazioni che derivano dal questionario, pur con minori percentuali: mettendo insieme le due figure e facendo una media nella risposta, il 70 per cento è convinto che vada aumentato il numero dei medici di base e ridotto quello dei relativi assistiti, oltre il 66 propone che vada incrementato il personale infermieristico, che si faccia maggiore formazione post laurea, che ci sia maggiore coordinamento fra strutture pubbliche e private, che si diffonda l’uso dei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, Pdta, per uniformare gli approcci clinici.

A ritenere che si migliori la medicina territoriale con più remunerazione per loro è l’83 per cento dei MMG, ma solo il 33 dei colleghi in ospedale. Invece boccia la modifica del proprio contratto con passaggio a un regime di dipendenza il 26 per cento dei medici di medicina generale, contro il 52 per cento degli ospedalieri. •. M.B.

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