Viaggio nella città / 29

Fiumicello e la rivoluzione di via Milano: ma il cambiamento non è terminato

di Giulio Rezzola
Teatro Borsoni e ex Ideal Clima: due progetti che avanzano. Valutazioni sull’efficacia della zona 30

Anche Fiumicello, fin verso la fine dell’’800, insieme a Urago era un Comune autonomo. Poi, inglobato da Brescia, nel ‘900 divenne una zona industriale, con importanti stabilimenti, che andavano dai filatoi alle aziende siderurgiche, chimiche e metalmeccaniche.

«Si tratta di una realtà complessa – dice il presidente del Consiglio di quartiere, Ruggiero Flora – con problemi diversi. Qui vivono circa 6.500 persone di cui il 35% è di origini straniere. C’è una quindicina di etnie con prevalenza di pachistani e indiani che faticano ad integrarsi con la comunità». Questa presenza si riflette in particolare sul tessuto commerciale e nella vita scolastica: «I negozi etnici sono dedicati alle varie etnie – aggiunge il presidente – per cui ciascuna di esse si rifornisce al proprio, dove trova i suoi prodotti, marcando ancora di più la possibilità di integrazione tra loro. Per quanto ci riguarda questa condizione porta gli abitanti a servirsi altrove e la conseguenza è la progressiva sparizione dei negozi di prossimità».

La questione scuola

Più delicata la questione scuola: «Le classi della primaria sono composte principalmente da bambini stranieri che spesso sono in difficoltà con l’apprendimento e la parlata della nostra lingua. L’opinione corrente è che questo rallenti la didattica, spingendo molti genitori a portare i propri figli in altri plessi».

Il nuovo look

Il quartiere, in questi ultimi anni, è stato oggetto di profondi cambiamenti, soprattutto in via Milano (è «suo» il tratto che va dal lato ovest del cimitero all’imboccatura della tangenziale) che, insieme al periodo buio del Covid, hanno notevolmente influito sull’economia del territorio. «In quel periodo – ricorda il presidente - il Cdq ha aperto un confronto con il Comune che, accettando i suggerimenti degli operatori commerciali, ha permesso la sopravvivenza di molte attività».

Ora, l’ulteriore sfida è l’apertura del teatro Borsoni, prevista a maggio dopo l’ultimo sopralluogo di pochi giorni fa. Sfida perché a fronte di 220 posti in sala i parcheggi interni saranno una sessantina: «L’unica possibilità nelle vicinanze è ricavare posti auto nello spazio dell’Ideal Standard (nell’area ex Clima) ma qui già dovrebbe sorgere una fabbrica per la produzione di idrogeno per i treni della Brescia-Iseo-Edolo. Staremo a vedere», conclude Flora.

Così come al prossimo Consiglio spetterà il compito di valutare l’efficacia dell’introduzione della zona 30 e della riduzione delle corsie su via Metastasio; seguire il completamento delle ciclabili e gli interventi di piantumazione; gestire l’impatto dei lavori del tram e trovare un modo per sensibilizzare la popolazione all’esigenza della raccolta differenziata.

Il futuro dell'ex Ideal Standard

Non si può parlare di questo angolo di città senza alcun accenno alle aree Caffaro e Ideal Standard. Per quest’ultima l’approccio è più «semplice». Già detto sull’area «Clima» resta la «Standard» dove, una volta demolito tutto e deciso come smaltire o sotterrare il materiale di risulta, verrà realizzato un impianto fotovoltaico (il primo parco fotovoltaico urbano d'Italia) con una capacità produttiva a pieno regime di 6 megawattora (MWh). Energia che sarà immessa in rete da A2A.

Caffaro, il buco nero più profondo

Per la Caffaro invece è quasi certo che la prossima consiliatura vedrà l’inizio dello smantellamento delle strutture sopra suolo. Dall’ultima riunione dell’Osservatorio, nei giorni scorsi, è infatti emerso che entro l’8 maggio verrà sottoscritto l’accordo per l’appalto dei lavori che dovrebbero durare un paio d’anni.

«Il Consiglio di quartiere – dice l’attuale vicepresidente e rappresentante all’interno dell’organismo di partecipazione, Anna Maria Seniga – dovrà seguire con attenzione tutte queste fasi perché dovrà essere in grado di informare sempre i cittadini su ciò che succede, soprattutto su come verranno trattati i materiali, dove andranno finire». Inoltre, è auspicabile che dopo una decina d’anni «vengano ripetute le analisi sul campione di ex lavoratori della Caffaro e di cittadini che hanno vissuto nei dintorni per valutare residui di presenza nel sangue di elementi di contaminazione da Pcb - aggiunge Seniga - e qui risulterà fondamentale il ruolo di sprone del Consiglio di quartiere».

La comunicazione con i privati

Nel frattempo non deve essere abbassata la guardia sulla situazione di orti e giardini privati nei dintorni: «Come Osservatorio e come Consiglio abbiamo sempre riposto molta attenzione a questo aspetto – precisa Seniga – mettendo il problema al centro delle questioni da dirimere da parte del commissario Sin Caffaro”. Per tenere sempre aggiornata la popolazione sulle varie fasi dell’intervento, è stato da poco creato un progetto di comunicazione, realizzato in collaborazione con l’Università di Brescia, per emettere periodicamente un bollettino di approfondimento.

Redatta in più lingue, questa iniziativa si appoggia su Facebook (https://www.facebook.com/osscaffarobs) e consente a chiunque di monitorare le azioni deliberate dal commissario Mario Nova, nominato dal ministero della Transizione ecologica. ”Una sinergia necessaria, quella con l’Università, perché le informazioni siano sempre chiare e comprensibili a tutti”, conclude Seniga

 

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