Il caso

Maltrattate per indurle al matrimonio combinato: condannati anche in appello padre, madre e fratello

di Mario Pari
La vicenda era emersa nel 2019, dopo che 4 ragazze pakistane si erano presentate in Poliambulanza. Gli avvocati della difesa hanno già depositato ricorso in Cassazione
Il palagiustizia di Brescia
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Maltrattamenti e lesioni confermate in appello. Ora la parola passa alla corte di Cassazione, il ricorso è già stato depositato Nel processo di primo grado un cittadino pakistano, la moglie e un figlio erano stati anche accusati, per essere poi assolti, di voler indurre al matrimonio, la più grande di quattro sorelle, tutte parti civili nel procedimento per cui si profila il terzo grado di giudizio. I due genitori erano stati condannati a cinque anni e il figlio a cinque anni e un mese. La vicenda fu portata alla luce da Bresciaoggi nel 2019, dopo che le quattro ragazze si erano presentate in Poliambulanza.

Le ragioni della difesa

Nell’atto d’appello la difesa ha spiegato che: «Difetta il dolo del reato di cui all'articolo 572 del codice penale, considerato che gli imputati agivano con il mero intento di educare le figlie basandosi sul modello educativo pakistano, nonché con assoluta buona fede. Nella cultura pakistana, le condotte degli imputati sono prive di qualsivoglia scopo maltrattante. Inoltre, il possesso della cittadinanza italiana non incide in alcun modo sulla colpevolezza. Si sottolinea a tal proposito che gli imputati faticano a comprendere l'italiano». Ed «Essi non si sono mai amalgamati nella cultura italiana, continuando anzi a frequentare membri della comunità pakistana. Questo difetto di integrazione consente a maggior ragione di ritenere che si tratti di reato culturalmente orientato, in relazione al quale manca il dolo in capo agli imputati».

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Le parole della corte d'Appello

In merito la corte d’appello scrive che: «Nel caso in esame basta qui ricordare che gli imputati sono tutti soggetti dimoranti da lungo tempo nel territorio italiano, ed hanno in concreto dimostrato non solo di conoscere le regole del vivere civile italiano ed occidentale, ma di deliberatamente ignorare e violare tali regole, in nome di presunti ancestrali valori culturali, che non sono altro che un comodo modo per spadroneggiare dispoticamente in ambito familiare, e sottopone a pesanti vessazioni di ordine morale e materiale i soggetti di sesso femminile».

E viene aggiunto che: «Il giudice di primo grado «ha già riportato il contenuto delle intercettazioni telefoniche da cui si evince la reale totale chiusura degli imputati, ancorati in una rigida contrapposizione culturale con l'occidente, e la conseguente privazione di libertà imposto alle persone offese. Basti qui ricordare che più volte gli occidentali vengono indicati come "stupratori di sorelle".

La chiusura culturale degli imputati, invocata dalla difesa a sostegno della tesi della insussistenza dell'elemento soggettivo del reato appare pertanto irricevibile, salvo volere sostenere che all'interno di uno stato di diritto possano sussistere sacche di impunità per i soggetti che scelgono di vivere secondo proprie regole di vita, violando i diritti fondamentali delle persone».

La denuncia delle quattro ragazze

Le quattro sorelle pakistane  in una sera d’agosto del 2019, dopo essere state alla Poliambulanza,  avevano raccontato di quanto avrebbero subito. Da lì la mobilitazione per metterle al sicuro. Due di loro, le  minorenni, vennero portate in una struttura d'accoglienza protetta.  

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La più grande delle quattro, sui 25 anni, aveva raccontato che i famigliari avevano combinato il suo matrimonio: volevano farla sposare con un connazionale in Pakistan. Davanti al suo netto rifiuto, i famigliari avrebbero cercato di farle cambiare idea in tutti i modi anche minacciandola di farle fare una brutta fine. Diversi gli episodi raccontati dalle quattro a chi alla Poliambulanza aveva dato ascolto alle loro parole, avvertendo  le forze dell’ordine. Le giovani avrebbero detto che in casa vivevano praticamente segregate, mentre il fratello maggiore era libero di uscire, incontrare gli amici e fare la normale vita di un uomo sulla trentina, loro quattro sarebbero invece state costrette a rimanere in casa.

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