il caso

Nomine, conti e dimissioni: nubi sulla San Filippo Spa

di Eugenio Barboglio
La candidatura di Marcello Peli, presidente di Brescia Infrastrutture, crea un problema alla Loggia

San Filippo Spa sta cercando un nuovo direttore. A novembre ha pubblicato un bando. Procedura classica. Ora la scelta del successore di David Bertoli parrebbe giunta al dunque. Sono state superate le prove scritte e i colloqui. È stata stilata una graduatoria. Eppure... Il cda sta prendendo tempo perchè un caso sta imbarazzando la Loggia e non solo, coinvolgendo la procedura di selezione e coinvolgendo un’altra società controllata dal Comune.

La situazione

Tra i candidati alla direzione, tra i partecipanti cioè al bando, c’è il presidente di Brescia Infrastrutture: Marcello Peli. Peli è al secondo mandato come numero uno di via Triumplina. È stato appena rinominato, circa un anno fa. La sua è stata una delle ultime nomine di Emilio Del Bono che lo aveva chiamato a prendere il posto di Fabio Lavini, entrato nel cda di A2A.

L’ingegner Peli, nonostante la carica apicale in una controllata, ha scelto comunque di partecipare al concorso in un’altra. Dopo le due prove è secondo, alle spalle di un manager bresciano che lavora a Modena, il quale teoricamente dovrebbe essere il prossimo direttore di San Filippo.

Il "nodo" dell'imbarazzo

Ma per ora l’incarico non c’è; pare che si stia discutendo sul compenso. Se le parti non giungessero ad un accordo, toccherebbe al secondo classificato: Peli. A quel punto la Loggia si troverebbe un problema (la direzione) risolto alla San Filippo e uno aperto (la presidenza) a Brescia Infrastrutture. Ma non è solo questo: è indubbio che la Loggia avrebbe gradito evitare l’intreccio tra società.

Ad imbarazzare non sarebbe solo una eventuale direzione Peli, ma la semplice partecipazione al bando. Interpretabile come un atto di disimpegno e disinteresse del presidente verso Brescia infrastrutture, a pochi mesi dalla conferma. In poche parole, se Peli dovesse passare a San Filippo, la Loggia si troverebbe in pochi minuti sotto il tiro incrociato delle opposizioni per l’insolito crossover; se invece non passasse, il pericolo sarebbe una leadership indebolita e con minore autorevolezza interna in Brescia Infrastrutture.

La San Filippo

Questa vicenda non fa altro che rendere le cose ancor meno facili di come già sono alla San Filippo. La società sta affrontando una fase di ristrutturazione dopo la nomina di Nicola Fiorin alla presidenza. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da molte ombre nella gestione. L’ex direttore è stato licenziato. La società è diventata il bersaglio preferito dell’opposizione, che ha puntato i riflettori su contratti, appalti, affidamenti, fino a presentare due esposti in Procura e in Corte dei conti. Esposti che non saranno nemmeno gli ultimi.

E sollecitando la dismissione della società o l’incorporazione in un’altra. Anche in maggioranza si parla apertamente della San Filippo come di un problema per la holding Comune di Brescia. E l’ipotesi di un accorpamento circola (in Brescia Mobilità? Nella stessa Brescia Infrastrutture?), anche se non si è mai tradotta in una proposta concreta.

I pasticci gestionali tra l’altro si sono aggiunti ad un quadro economico molto difficile: i lockdown imposti dall’emergenza Covid e il caro energia hanno lasciato il segno nei conti, costringendo il Comune a sostenere la sua società con contributi straordinari. Vi è inoltre da riprendere in mano la manutenzione degli impianti sportivi, tra i primi a soffrire delle incertezze gestionali e delle difficoltà economiche della realtà di via Bazoli: cominciando dallo stesso centro sportivo San Filippo, molte strutture hanno bisogno di interventi. Non a caso una quota dell’avanzo di gestione disponibile nel Bilancio 2023, l’Amministrazione Castelletti lo ha già destinato al patrimonio impiantistico sportivo.

Le dimissioni

E che il cielo sulla San Filippo Spa non sia ancora sereno lo dice infine il consigliere Antonio Rubagotti nella lettera che ha inviato alla sindaca rassegnando le dimissioni dal cda. Sottolinea «l’enorme impegno del consiglio di amministrazione che ha lavorato in una situazione complessa, a tratti drammatica, ove l’aria che si respirava, internamente ed esternamente, era a tratti quasi irrespirabile».

E aggiunge: «Il clima si è particolarmente surriscaldato negli ultimi tempi, il clima esterno non aiuta, le visioni sulle prospettive e sulle potenzialità all’interno del cda non sempre sono pienamente convergenti. La governance mostra segni di difficoltà e stanchezza, la sua forza e graniticità spesso è stata messa a repentaglio da fattori esogeni che, in un ambito tanto complesso e variegato, devono essere governati e non ignorati».

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