Operaio travolto e ucciso sui binari

di Mario Pari

A mille chilometri di casa, mentre stava finendo il turno di lavoro e si profilava il riposo. Nicola Di Sanzo, 35 anni, è morto sulle rotaie, travolto da un treno Regionale quando erano le 5 di ieri. Non c’è stato nulla da fare. Una botta al capo, una manciata d’istanti per cercare di soccorrerlo, mentre il convoglio diretto a Milano s’allontanava. Il macchinista non ha neppure sentito quel colpo, non si è accorto che l’operaio originario della provincia di Potenza era stato colpito dopo essere sceso dal mezzo con cui aveva svolto i lavori di manutenzione durante la notte. Sconvolti i colleghi che hanno chiamato immediatamente i soccorsi. Sul posto è arrivato personale dell’Areu e dell’Ats e ovviamente della Polfer per ricostruire l’accaduto. SERVIRÀ DEL TEMPO, ma la Procura della Repubblica ha già aperto un fascicolo, contro ignoti, per omicidio colposo. Il lavoro da svolgere per inquirenti e investigatori è parecchio. Fondamentale, ovviamente, sarà la testimonianza dei colleghi della vittima, al lavoro per una ditta cui è stata appaltata la manutenzione della linea ferroviaria. L’investimento è avvenuto a Roncadelle, in via Violino, dopo che il treno era partito alle 4.39 dalla stazione di Brescia. Il macchinista ha saputo della tragedia soltanto a Treviglio, dove la Polfer della stazione bergamasca ha svolto la prima verifica ispettiva sul convoglio. Al confine tra Brescia e Roncadelle era iniziata nel frattempo l’attività della Polfer di Brescia con l’apporto della Scientifica della Polizia. Dai primi accertamenti sembra emerso che la vittima sarebbe scesa o si sarebbe sporta dal lato in cui stava sopraggiungendo il convoglio diretto a Sesto San Giovanni. Un impatto violento, in particolar modo con il capo, che non ha lasciato scampo al giovane operaio, in trasferta dal Sud con i colleghi. Un lavoro pesante, quello di Nicola, che, è sembrato di capire, veniva svolto periodicamente. Ieri nelle ore immediatamente successive alla tragedia è arrivato a Brescia il padre del 35enne. Ai poliziotti il durissimo compito di comunicargli il decesso del figlio, ma si è trattato fondamentalmente di una conferma. Di fronte agli agenti della Polfer un uomo che aveva già colto la dimensione irreversibile del dramma che si era abbattuto su di lui e sulla sua famiglia. Ma nella comunità stessa di Rotonda, in provincia di Potenza, la notizia si è diffusa sin dalla mattinata ed è stato un dolore enorme per un altro suo figlio che se n’è andato per sempre. Il pm Teodoro Catananti non ha disposto l’autopsia, ma solamente l’esame esterno sul corpo della vittima. IN QUESTI CASI si ripropongono puntualmente tutte le questioni relative alla sicurezza di chi lavora lungo i binari. E nei pressi del luogo della tragedia ieri mattina erano presenti i rappresentanti dei sindacati. Iinevitabilmente la disgrazia ha avuto tra le conseguenze la sospensione del traffico ferroviario fra Milano e Brescia. Una sospensione durata fino alle 10.30. I treni a media e lunga percorrenza sono stati deviati con allungamenti dei tempi di viaggio fino a due ore. In altri casi si è fatto ricorso ad autobus. Il tempo necessario agli investigatori per procedere ai rilievi necessari alle indagini. Ma tutto evidentemente passa in secondo piano di fronte alla morte di una persona avvenuta durante il lavoro. Anche Rfi ha aperto un’inchiesta interna. E tutto sarà certamente più facile da comprendere dopo le deposizioni dei colleghi della vittima. Andranno ad aggiungersi ai rilievi della Scientifica e alla ricostruzione della Polfer in una mattinata di pioggia fredda e di morte sul lavoro. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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