i centri anti-violenza

«Perché tante non denunciano? Per la vergogna e la sfiducia»

di Sara Centenari
Le esperienze di aiuto diretto della Casa delle donne e del centro Butterfly di Brescia. Cassini: «Anche amici e familiari segnalino i soprusi, se ne sono a conoscenza». Leviani: «Serve rieducazione specifica in carcere»
Nel 2020 trascorso in grand parte in lockdown le richieste e gli accessi alla Casa delle Donne di Brescia sono stati oltre quattrocento. Nell’anno in corso la quota è di poco inferiore a 250
Nel 2020 trascorso in grand parte in lockdown le richieste e gli accessi alla Casa delle Donne di Brescia sono stati oltre quattrocento. Nell’anno in corso la quota è di poco inferiore a 250
Nel 2020 trascorso in grand parte in lockdown le richieste e gli accessi alla Casa delle Donne di Brescia sono stati oltre quattrocento. Nell’anno in corso la quota è di poco inferiore a 250
Nel 2020 trascorso in grand parte in lockdown le richieste e gli accessi alla Casa delle Donne di Brescia sono stati oltre quattrocento. Nell’anno in corso la quota è di poco inferiore a 250

Cosa trattiene le donne dal denunciare? Il senso di vergogna - anche se non sono loro a doversi sentire in colpa delle violenze subite -, il tentativo di autoconvincersi di «non poter aver scelto la persona sbagliata» e l’ambizione spesso fatale di proteggere agli occhi del mondo la propria capacità di scelta, oltre che di «salvare il salvabile» in famiglia. «Sono in grado di discernere» è ciò che secondo la presidente della Casa delle donne Viviana Cassini si dicono molte giovani o meno giovani minacciate dalla nuvola nera di aggressività pronta a esplodere dei compagni o degli ex. O già esplosa e nascosta sotto il tappeto di casa. «Denunciare e chiedere aiuto significa accettare lo svelamento di un segreto» prosegue Cassini. E mostrare a tutti la desolazione nella quale si è invischiate: i problemi culturali, economici, affettivi che devastano vite. (...)

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