le reazioni/6

Piera Stretti: «Questo magistrato è uscito dalla legge italiana»

di Silvia Avigo
Piera Stretti la fondatrice della Casa delle donne di Brescia
Piera Stretti la fondatrice della Casa delle donne di Brescia
Piera Stretti la fondatrice della Casa delle donne di Brescia
Piera Stretti la fondatrice della Casa delle donne di Brescia

 Reazioni a tutti i livelli sulla vicenda della procura di Brescia: «Spero che questo brutto capitolo serva a dare uno scossone all’opinione pubblica che deve evolversi e dimostrare una vera reazione - spiega Piera Stretti, fondatrice della Casa delle donne di Brescia -. Questo magistrato è uscito dalla legge italiana, che prevale su quella degli altri Paesi sul nostro territorio. Sottolineo anche che in Bangladesh la legge, almeno sulla carta, punisce chi maltratta le donne. Ci fossilizziamo sul Corano senza nemmeno conoscerlo. Dimostriamo di avere una mentalità ristretta dimenticando le tantissime sentenze e leggi che fanno di noi una società civile. Stereotipi e pregiudizi sono sintomo di una grave ignoranza, che da un Pm certo non ti aspetti».

La donna originaria del Bangladesh, madre di due bambini, era stata costretta a sposarsi a soli 17 anni. E per questo, avendo scelto di sposarsi avrebbe dovuto accettare la cultura di un marito violento. «Corre una grossa differenza tra matrimonio combinato e obbligato, ma anche fosse una libera scelta, da quando la violenza resta impunita?» dice ancora Piera Stretti. Anche il centro antiviolenza e casa rifugio Butterfly non ci sta: «Il comportamento del Pm bresciano è gravissimo ma è importante capire che è un caso isolato. Sono tantissime le donne che grazie alla rete antiviolenza bresciana e alle istituzioni a cui si sono affidate sono uscite da situazioni anche peggiori - commenta l’avvocato dell’associazione, Laura Gamba -. In tribunale ne vedo tante e incontriamo molte difficoltà, ma fortunatamente la legge si rispetta e di sicuro il tribunale applicherà il diritto. La libertà culturale non prevale sui diritti dell’essere umano, sarebbe un precedente gravissimo. Di sicuro bisogna migliorare la legge ma di più le competenze anche in aula di tribunale. Seguiamo molti casi simili e tra queste donne ci sono tantissime italiane, ricche e povere, mogli di persone normali come di successo. Basta con le discriminazioni».

Anche l’ex presidente della Commissione per le pari opportunità di Brescia e avvocato della Casa delle Donne interviene: «Come Commissione abbiamo cercato di creare più eventi possibile per sensibilizzare e formare, come avvocato spero resti un caso isolato - commenta Ippolita Sforza -. Bisogna migliorare, sono tanti i casi sommersi o sottovalutati e che vengono archiviati. In aula stereotipi e pregiudizi sono presenti e ci sono aspetti che non si tengono in considerazione - prosegue l’avvocatessa bresciana -. Esiste la violenza fisica ma anche quella psicologica. Quest’ultima fa ammalare le donne che la subiscono non è meno grave, frutto di famiglie dalla mentalità patriarcale, spesso non viene compresa». E anche la Comunità islamica bresciana farà presto sentire la sua voce: «La violenza non ha giustificazione, nessuna cultura e religione l’ammette. Confido che la sentenza tuteli questa povera donna», le parole del consigliere comunale Raisa Labaran.

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