Poker, un bresciano al «top»
Cannella campione del mondo

di Davide Vitacca
Il Team Italy campione del mondo amatori: Catello Di Martino, Luca Cannella, Dorina Ciocan e Gabriel Iemmito
Il Team Italy campione del mondo amatori: Catello Di Martino, Luca Cannella, Dorina Ciocan e Gabriel Iemmito
Il Team Italy campione del mondo amatori: Catello Di Martino, Luca Cannella, Dorina Ciocan e Gabriel Iemmito
Il Team Italy campione del mondo amatori: Catello Di Martino, Luca Cannella, Dorina Ciocan e Gabriel Iemmito

La medaglia d’oro ai campionati mondiali di poker amatoriale parla anche bresciano. Il 31enne Luca Cannella di Roncadelle, ex giocatore professionista e ora imprenditore nel settore ristorazione, ha conquistato con la maglia della nazionale italiana il primo posto nella finale a squadre del World Amateur Team Championship andato in scena al Grosvenor Casinò di Manchester, imponendosi assieme ai compagni Catello di Martino, Gabriel Iemmito e Dorina Ciocan sui rivali del Belgio e del Galles.

«Il Kanna» - questo il nome d’arte del pokerista fuoriclasse di casa nostra - ha trascinato il quartetto tricolore alla conquista del gradino più alto del podio nella variante del Texas hold’em (una delle specialità più diffuse) e reso nuovamente realtà i sogni di gloria già vissuti nella competizione internazionale del 2015. L’impresa, arrivata dopo una serie di gare individuali a punti durate due giorni, l’ha voluta dedicare alla moglie Vanessa, alla figlia Elisa, di soli 3 anni, e ai colleghi Germano Cervetti, Giuseppe Maggisano e Nicola Poletti.

Da dove sei partito per ritrovarti campione del mondo?

«Ho iniziato a giocare nel 2006, seguivo in tv la Copa América e ho iniziato ad assistere ai tornei di poker trasmessi dagli Stati Uniti. Io, che fino ad allora avevo giocato solo a Scala 40 con gli amici in vacanza, mi sono subito appassionato, ho studiato a fondo le regole e ho cominciato a giochicchiare su internet in incontri a quota di iscrizione zero».

Quando l’attrazione si è trasformata in occupazione a tempo pieno?

«Quando mi sono reso conto di essere portato. Ho lasciato il lavoro di cameriere nel ristorante dei miei e ho scelto di trascorrere 5/6 ore al giorno, dal lunedì al venerdì, davanti al pc. In seguito ho iniziato a partecipare a eventi dal vivo in giro per il mondo. L’ho sempre fatto responsabilmente, riflettendo attentamente su quale cifra investire, e sempre con l’obiettivo di utilizzare le vincite come garanzia economica per il futuro».

Poi hai deciso di smettere con il professionismo...

«Quando la posta in palio è troppo alta spesso subentra la tensione e cala invece l’entusiasmo. Sono riuscito a rendermi economicamente indipendente e ora sono titolare di due pizzerie d’asporto. Ho raggiunto i miei obiettivi, ma lo stile di vita del giocatore seriale non si concilia con la famiglia e gli affetti. Non sarei capace di stare lontano da casa per troppo tempo».

Quali sono le doti tecniche e psicologiche indispensabili?

«Bisogna distinguere. Quando giochi online le abilità mentali sono nulle, perché non vedi chi hai di fronte. Dal vivo è tutta un’altra cosa: è indispensabile cogliere i più piccoli segnali, analizzando attentamente l’espressione facciale, il timbro di voce o la gestualità dell’avversario per coglierne i punti deboli».

Serve più abilità o più fortuna?

«Sulla singola mano prevale la seconda, direi all’80 per cento. Le capacità, intese come velocità di calcolo statistico, analisi della situazione di gioco, lettura delle mosse altrui e velocità nel prendere decisioni, emergono invece nel lungo periodo. E fanno la differenza».

Come definiresti il poker? Un semplice sport o qualcosa di più?

«Per molti rappresenta addirittura uno stile di vita. Il modo in cui giochi può rivelare la tua personalità e viceversa. Molti giocatori sono un po’ dei nerd. L’importante è però non abusarne, non alienarsi e coltivare amicizie al di fuori di una ristretta cerchia di appassionati. E, fondamentale, non rischiare mai oltre le proprie possibilità».

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