Strage, il ricordo
di Milani diventa
memoria

di Federica Pizzuto
Manlio Milani rappresenta i familiari delle vittime della strage
Manlio Milani rappresenta i familiari delle vittime della strage
Manlio Milani rappresenta i familiari delle vittime della strage
Manlio Milani rappresenta i familiari delle vittime della strage

Il ricordo personale del 28 maggio 1974 s’intreccia, nel discorso che Manlio Milani ha tenuto ieri agli studenti dell’Accademia Laba, al racconto di un contesto storico politico di un periodo che spesso a scuola non rientra nei programmi didattici. Se i bambini delle scuole elementari sono curiosi di conoscere i sentimenti, le sensazioni, i pensieri di chi quel tragico giorno si trovava a pochi passi dall’ordigno che esplose in piazza della Loggia, i ragazzi più grandi vogliono capire il perché dell’accaduto e il perché del silenzio venuto dopo. Un silenzio durato decine di anni, capace di coprire quelle che sarebbero state le prove necessarie a individuare fin da subito i responsabili dell’ eccidio e che ha accompagnato l’intero percorso giudiziario coinvolgendo uomini dello Stato. Un silenzio assordante che ha spinto Manlio Milani, presidente di Casa della Memoria e dell’Associazione familiari delle vittime della strage di piazza della Loggia, a farsi testimone non solo dell’evento che sconvolse la sua vita e che gli portò via la moglie Livia e alcuni amici, ma anche delle peculiari caratteristiche che delineano il periodo storico in cui avvenne la strage.

Non tutte le istruttorie che hanno segnato il procedimento giudiziario hanno permesso di fare luce sulle verità che ruotano intorno alla vicenda. Solo grazie all’ultimo processo, che l’anno scorso si è concluso con la condanna all’er- gastolo di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, sono emersi elementi in grado di ricostruire tutto il puzzle, mettendo al loro posto i tasselli che danno definizione a un quadro che a lungo ha avuto immagini sfuocate.

Invitato a illustrare «Il punto sulla strage», nell’ambito delle iniziative con cui l’Accademia partecipa alle celebrazioni della commemorazione, Milani è stato introdotto da una video-intervista realizzata nel 2012 dagli stessi studenti della Laba e dal documento sonoro originale della mattina della strage. Con ancora nelle orecchie il boato dell’esplosione, gli studenti hanno ascoltato Milani tornare indietro nel tempo e ripercorrere, ancora una volta, i fatti dei giorni precedenti al 28 maggio: la serata del 27 trascorsa con gli amici Trebeschi, le discussioni in merito al compromesso storico che si era siglato l’anno prima, i dibattiti sul referendum abrogativo sul divorzio, le riflessioni sulla lotta antifascista. Non si può restare indifferenti alla testimonianza di Milani, che da oltre quarant’anni porta avanti una battaglia a sostegno della verità.

LE SUE PAROLE ieri, nell’aula magna dell’Accademia Laba, sono andate dritte al nocciolo della questione e hanno ribadito che è la partecipazione l’unica risposta possibile alla violenza e l’unico strumento utile all’affermazione della democrazia. Il ricordo della solidarietà e della condivisione del dolore che gli fu espressa dai bresciani alla morte della moglie Livia servì anche a questo: a sottolineare che la strage di piazza della Loggia non fu un fatto privato che riguardò solo i familiari delle vittime. Nel tempo la città è stata capace di sostenere la ricerca della verità che ha portato, con l’ultima sentenza, a ribadire il senso della manifestazione del 28 maggio 1974 e a sconfiggere il terrorismo di quell’epoca. «Di fronte al terrorismo di oggi dobbiamo evidenziare lo stesso modello di allora, di esaltazione della vita, della non rinuncia alle libertà individuali, della celebrazione della democrazia come elemento di partecipazione e presa in carico di responsabilità da parte di tutti»: questa, per Milani, la lezione da mettere in pratica adesso.

Suggerimenti