Il caso

Stranieri, a Brescia è a rischio il sistema dell’accoglienza

di Irene Panighetti
Nonostante i numeri degli arrivi siano gestibili, emergono tutte le criticità legate ormai da molto tempo a un approccio emergenziale e non strutturale del fenomeno. Sette dei dodici progetti Sai attivi in provincia sono scaduti e attendono il rinnovo mentre nel frattempo i bandi relativi ad accordi quadro rimangono senza risposta

Anche a Brescia si pagano le conseguenze del «fallimento annunciato dell’accoglienza», come viene definita la situazione dal nuovo rapporto sul sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia, realizzato da ActionAid e Openpolis nell’ambito del progetto Centri d’Italia, la prima piattaforma di monitoraggio indipendente sul sistema di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati nel Paese.

I dati

Eppure i numeri consentirebbero una buona gestione: gli immigrati in Italia sono numericamente stabili così come lo sono nel Bresciano. Secondo l’ultimo «Dossier Statistico Immigrazione» Brescia si conferma la seconda provincia lombarda per presenze dopo Milano: 153.563 nel 2022, cioè il 13,2% sul totale residenti, con una variazione tra 2021-2022 del 0,5%. Arrivato alla settima edizione, il rapporto dipinge un quadro di problematiche gravi soprattutto a causa dell’approccio emergenziale al fenomeno.

«Servirebbero politiche strutturate a livello nazionale – commenta Agostino Zanotti, storica figura dell’accoglienza bresciana – invece è tutto frammentato, tra hotspot, Cas (Centri accoglienza straordinaria), Sai (Servizio accoglienza immigrati). Questo sta mettendo a rischio anche il modello bresciano del sistema Sai, cioè quello della micro accoglienza diffusa, da sempre considerato un modello virtuoso da emulare».

L’allarme è fondato

«Ben 7 progetti Sai su 12 sono in attesa di rinnovo – spiega Antonio Trebeschi, referente del Coordinamento provinciale dei progetti Sai – si tratta di quelli in carico a Gardone Valtrompia, Collebeato, Castegnato, Palazzolo, Passirano, Calvisano e alla Provincia: sono scaduti il 31 dicembre con proroga prima a fine febbraio e poi al 30 aprile. Si è in attesa di decreto di prosecuzione per il triennio 2024-26. Questa precarietà comporta un non adeguamento delle tariffe per gli operatori, oltre ad una grande incognita sul futuro degli ospiti in caso di chiusura»

Le persone accolte

In totale le persone accolte nel sistema Sai bresciano sono circa 600, un po’ meno dei 667 dello scorso anno poiché due progetti, Serle e Cologne, hanno chiuso. In più ci sono i Cas, per i quali «i numeri esatti sono molto difficili da capire dalla Prefettura», precisa Zanotti.

Secondo recenti stime dovrebbero essere una novantina questi centri di accoglienza straordinaria che, a loro volta, sono in affanno perché, spiega il rapporto «Centri d’Italia», sono stati «privati di servizi fondamentali; se non si trova posto, possono essere aperte delle strutture temporanee. Centri in cui non è previsto alcun accompagnamento, solo un tetto e beni di prima necessità. Il tentativo di ovviare alla carenza di posti è affrontato in chiave emergenziale e non strutturando il sistema in modo da gestire il fenomeno in modo ordinato ed efficace. Il richiedente asilo si trova in un percorso sempre più dominato dall’incertezza in cui senza una particolare ragione potrebbe trovarsi accolto in modo più o meno dignitoso, o in strutture sovraffollate (in violazione dell’articolo 3 della Costituzione), o addirittura esposto a trattamenti degradanti».

Nessuna differenza tra nazionale e locale

Situazione nazionale che rispecchia quella locale, come spiega Trebeschi. «I nuovi capitolati per i Cas hanno fatto uscire molti operatori e i servizi essenziali, quando garantiti, lo sono grazie al volontariato, abbiamo visto il caso di Flero gestito dalla Croce Rossa». Il rapporto «Centri d’Italia» conferma anche a livello nazionale l’abbandono della strada dell’accoglienza da parte di enti gestori. «Tra il 2020 e il 2022 quasi un quinto dei bandi relativi ad accordi quadro è andato deserto. Nel 2022 e nel 2023 quasi la metà degli accordi quadro per l’accoglienza sono stati ripetuti».

Eppure la situazione delle presenze non è affatto di emergenza: siamo molto lontani dai numeri del 2018. Il rapporto nel 2018 nel Bresciano aveva censito 2109 presenze (che escludono tutti le persone «irregolari»), divenute 1499 nel 2022. «Quindi il peggioramento della situazione è drammatica per i migranti, ma non certo per i bresciani: su oltre un milione di residenti in Provincia, la percentuale degli stranieri è bassissima – conclude Trebeschi – se la gestione fosse finalmente strutturale e non emergenziale si risolverebbero molti problemi portando beneficio di tutti».

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