Tramonte
catturato
a Fatima

di Mario Pari
Piazza della Loggia a Brescia dopo l'attentato del 28 maggio 1974 si strinse subito intorno alle vittime della bomba
Piazza della Loggia a Brescia dopo l'attentato del 28 maggio 1974 si strinse subito intorno alle vittime della bomba
Manlio Milani alla stele di piazza Loggia (Fotolive)

La condanna all’ergastolo si è intrecciata con un allontanamento, il cellulare che non squillava e l’arresto in Portogallo. Maurizio Tramonte, nelle ore successive a cui, in via definitiva, è stato condannato all’ergastolo, è stato rintracciato nella nazione iberica. A Fatima.

Nei mesi scorsi era stato a Lourdes e chi lo conosce dice che da sempre è noto il culto mariano dell’ex fonte Tritone dei servizi segreti. Ma in Portogallo era con la macchina della moglie a cui sarebbe stato tolto il telepass.

Tramonte è stato rintracciato nei pressi di luoghi di culto e non ha opposto resistenza. Del resto aveva sempre detto che in caso di conferma dell’ergastolo, pur considerandosi innocente, non si sarebbe sottratto alla condanna.

MAURIZIO TRAMONTE vive alla periferia orientale di Brescia e in questi anni ha lavorato nel settore immobiliare, conducendo un’esistenza normale, con le spese al supermercato, il caffè al bar. Ma su quest’esistenza si è abbattuto il conto della giustizia italiana. Un conto pesantissimo, il carcere a vita, quale conseguenza delle responsabilità per la strage di piazza Loggia, individuate dalla magistratura nel corso di un’inchiesta iniziata nel 1993 e arrivata alla pronuncia definitiva due giorni fa.

Qualche giorno prima della sentenza Tramonte si è preso dei giorni di ferie e ha raggiunto Este in provincia di Padova, dove vive la moglie. Spostamenti che non sfuggiti ai carabinieri del Ros che da tempo stavano monitorando Tramonte per comprensibili ragioni. Monitoraggi seguiti dal Generale Giuseppe Govenale, il comandante del Ros e che si sono rivelati fondamentali per rintracciare l’imputato dopo la lettura della sentenza, quando mancavano circa trenta minuti alla mezzanotte di martedì.

Una settimana fa Tramonte quindi era partito per il Veneto, poi ha insospettito il fatto che nel fine settimana avesse raggiunto la Francia. Lì è stato raggiunto dalla moglie e c’è stato il cambio delle auto seguito da un altro elemento che non è sfuggito agli investigatori impegnati nelle indagini sulla strage di Piazza della Loggia: il telefono spento. Dopo il passaggio in Spagna Tramonte ha raggiunto Fatima e lì è stato rintracciato. Nella notte tra martedì e ieri la procura generale di Milano aveva firmato l’ordine di carcerazione nei confronti di lui e Carlo Maria maggi, l’altro imputato condannato all’ergastolo. Ora, per quanto riguarda Tramonte bisognerà attendere il trasferimento in Italia che potrebbe avvenire sin dai prossimi giorni. Il legale di Tramonte, l’avvocato Marco Agosti, anche ieri si è dichiarato «convinto dell’innocenza dell’assistito», aggiungendo «non sarà la sentenza a farmi cambiare idea».

DECISAMENTE diversa la situazione in cui si trova attualmente Carlo Maria Maggi. Il medico 85enne è in condizioni di salute critiche nella propria abitazione di Venezia.«Carlo Maria Maggi sta molto male, una situazione non compatibile con la carcerazione, ora deciderà la giustizia ordinaria il da farsi». Così l’avvocato Mauro Ronco, legale di Carlo Maria Maggi, condannato dalla Cassazione all’ergastolo per la strage di Piazza della Loggia, commenta la situazione del suo assistito, confermando che il provvedimento di esecuzione della Procura generale di Milano gli è stato notificato nella sua casa di Venezia. Alle dichiarazioni rilasciate dall’avvocato nel primo pomeriggio, nelle ore successive ha fatto seguito la decisione del tribunale di sorveglianza di disporre nei confronti di Maggi gli arresti domiciliari. La salute del medico in pensione veneziano è stata al centro sia del processo di secondo grado, a Milano sia in corte di Cassazione, nel processo culminato con la condanna all’ergastolo. Ma la corte d’assise d’appello, basandosi sulle perizie ha ritenuto che Maggi potesse essere processato e anche il ricorso in cassazione non è stato accolto. In quanto al carcere per Maggi, le parti civili stesse avevano evidenziato che la questione non sarebbe stata la sua eventuale carcerazione, ma la sua condanna.

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