L'artigiana

L'artista di Rezzato Chiara Zizioli: «Un arredamento sostenibile è una grande espressione di creatività»

di Giada Ferrari
Con un background artistico e una passione per il riciclo e il riuso dei materiali, Chiara ha plasmato la propria carriera tra la creazione artistica e l'artigianato sostenibile
Nel laboratorio Chiara Zizioli crea con il legno, realizza mobili, produce creazioni originali che sanno lasciare il segno
Nel laboratorio Chiara Zizioli crea con il legno, realizza mobili, produce creazioni originali che sanno lasciare il segno
Nel laboratorio Chiara Zizioli crea con il legno, realizza mobili, produce creazioni originali che sanno lasciare il segno
Nel laboratorio Chiara Zizioli crea con il legno, realizza mobili, produce creazioni originali che sanno lasciare il segno

Nel mondo dell'artigianato, trovare un equilibrio tra creatività, sostenibilità e funzionalità è una vera sfida. Chiara Zizioli, artista e artigiana di Rezzato, ha dimostrato che non solo è possibile, ma anche estremamente gratificante. Con un background artistico e una passione per il riciclo e il riuso dei materiali, Chiara ha plasmato la propria carriera in un viaggio affascinante che si muove tra la creazione artistica e l'artigianato sostenibile.

Da dove nasce questa passione?
È buffo perché ho sempre avuto la certezza che il mio percorso sarebbe stato legato a un lavoro creativo, all’arte visiva. Un po’ c’è lo zampino del nonno, mi ha fatto sempre inventare i giochi, facendo e disfacendo con le cose che si avevano.

Come ha trasformato la sua vocazione in una carriera?
Dopo un percorso di studi che ha spaziato tra liceo scientifico sperimentale artistico poi l'accademia di belle arti a Verona, dove le arti visive sono diventate sempre più concettuali, volevo fare l'artista. Dopo l’accademia ho cominciato a lavorare a quattro mani con Alessandro Lorenzini: prima compagno, poi marito. Lui lavorava il legno, faceva dei quadri e insieme per dieci anni abbiamo fatto gli artisti visivi. Con allestimenti di arte pubblica, piccoli elaborati, proiezioni, installazioni site specific.

Poi cos’è successo?
Abbiamo sempre dovuto lavorare, con l’arte non vivi. Però nel tempo entrambi abbiamo collezionato capacità, lavorando io nel mondo della grafica e della progettazione e lui del restauro.

È qui che è scattato il passaggio dalla pura creazione artistica alla sua attuale attività?
Dopo anni di lavoro nel mondo dell'arte, abbiamo sentito il bisogno di ibridare la nostra passione con un'attività che fosse anche redditizia. Abbiamo iniziato a collaborare con brand nel settore dell'abbigliamento, creando comunicazioni alternative, partendo dalle scritte in vetrina fino a ricreare l’intero arredamento. Questi brand ci hanno permesso di andare a Berlino, 10 anni fa, dove già si cominciava a fare arredamento con materiale industriale, come il legno riciclato o i bidoni.

Da lì siete partiti?
Si, poi è nata l’esigenza di aprire un laboratorio per privati, proprio sotto casa. Allora ci siamo concentrati su legno e materiali di riciclo, come risposta alla crisi che colpiva molti negozi. Una dimensione artigianale di cui la gente ha bisogno.

Il laboratorio non è aperto al pubblico.
No, quando sono diventata mamma il lavoro ha preso una dimensione domestica, eliminando di fatto anche le trasferte, visto che lavoravamo tra Brescia e Verona. Ma abbiamo continuato lavorando il legno, restaurando, decorando. Ormai sono attiva da 15 anni, ho un laboratorio domestico, ma lavoro tanto fuori. Di fatto sono una libera professionista che parte dal progetto e arriva alla finitura, però non ho ancora trovato una parola per definirmi!

Cosa le piace di più del suo lavoro?
È un contenitore che da una parte da solidità alla creazione, al saper fare e dall’altra mi permette di buttarci dentro della sperimentazione. Interesse che il mio lavoro mi ha sempre permesso di esplorare. Ad esempio per un periodo abbiamo inventato una linea di giochi di attivazione mentale e mobilità per cani in legno riciclato.

Poi è arrivata la separazione con suo marito: come l’ha affrontata a livello professionale?
Ho riadattato la mia attività con nuovi collaboratori. Ho capito l'importanza di creare una rete di professionisti con cui poter condividere idee e competenze, permettendomi di continuare a crescere e a evolvermi nel mio lavoro. È bello fare rete, dove non arrivo io arriva qualcun altro.

Cosa realizza?
Creo mobili ex novo in legno riciclato o con scarti edili, ma anche modifiche estetiche su oggetti che ho già; oppure ancora recupero di parti di arredamento già esistenti. Poi faccio ampliamenti, come l’«Ikea Haking», ossia produco pezzi che si intersecano con le linee Ikea, e decorazioni a muro. Infine, c’è il “fatto su misura“ sempre su richiesta.

Come si sviluppa nel concreto in lavoro?
Raccolgo il legno, lo ripulisco dai residui di cemento e lo preparo per la lavorazione tagliandolo e levigandolo. Utilizzo principalmente legno di abete riciclato al 99%, e per colorarlo, adotto una tecnica “a occhio” che mescola colori e trasparenti per ottenere tonalità uniche e accattivanti.  

Come si promuove?
Partecipo a market del fatto a mano e utilizzo il passaparola. Porto con me dei piccoli campioni e un oggetto che sto lavorando, oltre al mio computer per mostrare ai potenziali clienti i miei progetti e le mie realizzazioni. La scelta del recupero invece arriva dal desiderio di rendere sostenibile l’arredamento, e poi la bellezza del materiale. Parto dal presupposto che tutti hanno diritto ad avere cose belle e migliorare il proprio ambiente. Che non vuol dire costose, ma funzionali, esteticamente belle.

Richieste particolari che le sono arrivate?
Beh il bello è entrare in casa delle persone e scoprire cosa vogliono fare. Mi hanno chiesto mobili per i cani particolari, ad esempio ampliare la penisola della cucina per farci stare le cucce

Nuovi propositi?
Recuperare la dimensione artistica tout court. Mi piacerebbe avere il margine per fare ancora l’artista. Differenza tra arte e artigianato? È tutto lì, nell’idea che sia arte o artigianato. Avere potere sulle cose perché vadano a rispondere al bisogno è tutto un veicolo per portare un messaggio creativo.

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